Vincenzo Bagnoli
Dopo c’è l’aria fresca della sera:
intorno sembra tutto rarefatto,
distratto dalla gravità leggera
fra le nebulose dei desideri,
spazi esterni al di fuori di noi,
costellazioni estranee sconosciute,
galassie lontane e nuovi orizzonti,
soli lontani indifferenti e freddi.
La musica cifrata delle pulsar,
freddezza di gesti e di proporzioni
che si ripetono in tempo E in spazio
(bombe su Hanoi Baghdad e Belgrado),
tracciano architetture e paesaggi
come equazioni che rendono chiare le leggi,
la p del desiderio capitale:
vuoi esaurire i futuri per essere eterno
come un deserto di ripetizioni
senza un inizio o una fine: ma tu non fermarti / gioca gioca dai…
(vuoi vivere per sempre? Per davvero?)
Un giorno mi cercherai, ti dirai
è ora che tu venga, ma ormai
sarò passato come una stagione
che declina anche se noi e il clima non vogliamo
quando il sole cambia posto attraverso il cielo.
Ma importa se moriamo tutti e uno dopo l’altro?
È silenziosa e non ha nome né colore
Questa guerra che urla e si combatte dentro
Che cresce e che attraversa tutti noi negli anni.
È grigia e fredda, E non fa rumore quando
Spazza le strade e le stanze, I mesi e le ore,
I nostri soggiorni E i bui disimpegni, I living
Room e gli Appartamenti, Ognuno da solo,
Le sale vuote d’attesa, Le nostre stagioni
E quelle morte,Le nostre stazioni (e il restare)
Riempite di spazio, E sempre più povere e vuote
«ridicolo pensare che l’amore possa
rispondere all’amore la gente muore
intorno tutto qui»
One Hundred Years (Eine Berliner Kindheit)
cool song per Georgia Lepore «just like the old days…»
Let’s start in style, let’s dance for a while
Heaven can wait we’re only watching the skies
Hoping for the best, but expecting the worst
Are you gonna drop the bomb or not?
Alphaville,Forever Young