Non essendo Milton

Tony Harrison

Tony Harrison

Letti e affidati alle fiamme, chiamo
questi sedici versi che risalgono alle mie radici
il mio Cahier d’un retour au pays natal,
il mio armi nero abbastanza per andar bene con i miei stivali.
Il balbettio del furfante punito con la cavezza
della condiscendenza, classe e contro classe
si ispessisce di glottali in un’accozzaglia degradata
di morfemi Luddenti che serrano i ranghi.
L’accento di Leeds, brandito come un Enoch metallico,
fa risuonare una musica contraffatta sulle impalcature dell’Arte,
i telai fracassati di un linguaggio posseduto!
Tre urrà per la muta ignominia!
L’articolazione è la battaglia di chi non può parlare.
Nel silenzio che avvolge tutta la poesia citiamo
Tidd, il cospiratore di Cato Street, che scrisse:
Signore, non sono molto buono a scrivere giusto.
Nota. Un ‘Enoch’ è un maglio di ferro usato dai Ludditi per fracassare le strutture costruite dallo stesso Enoch Taylor di Marsden, al grido di: ‘Enoch le ha fabbricate, Enoch le farà a pezzi!’
La poesia di Tony Harrison è poesia civile e politica; il lavoro del poeta è di operare con la lingua e di mostrane l’uso che di essa viene fatto, non solo come strumento di comunicazione e di comunione umana ma anche come indice di differenziazione sociale e come mezzo di sopraffazione e di dominio. Il che appare chiaramente in questo testo, dove il tema della memoria personale si unisce alla memoria storica; la memoria dei moti dei ludditi, di quegli artigiani che si opposero all’introduzione della macchine nella produzione industriale; la memoria di Richard Tidd, giustiziato (nel 1820) per un attentato contro alcuni membri del governo. Ed è la memoria di quanti erano incapaci (di quanti anche oggi sono incapaci) di esprimersi correttamente: e per Harrison questa incapacità (spesso imposta) è una negazione della possibilità di esprimere pensieri e opinioni, che possono essere scomodi per chi detiene /e vuole detenere) il controllo sulle persone.
(Luca Manini)