Tiziano Broggiato
Eppure è sempre lì che ritorna
aggirandosi inquieta. Lì, tra
il polveroso silenzio dei viali
e la luce gialla delle fotoelettriche.
– C’è tempo, c’è tempo… – replica
alle sollecitazioni di chi la vorrebbe
già fuori, liberati finalmente
da quella sua voce: stridula dapprima,
poi velata e grave infine.
– C’è tempo, c’è tempo… per fissare
nella retina il blu delle labbra gelate
e il bianco delle braccia protese,
ogni notte, verso le alte grate irridenti.
Finirà, anche lei, in un male
acuto
fino a svenire.
(da Preparazione alla pioggia, I)