La canzone della sirena

Tania van Schalkwyk

Tania van Schalkwyk

 

Continuo a ritornare

su un isola
inumidita dalla morte, cinta
da ossa di vite interrotte.

La luna è grande lì
e muove le acque con un potente magnetismo.
E di notte il fosforo fa capolino attraverso il mare —

gli occhi e le luci di una città annegata
si spargono su spiagge sabbiose
tanto amate da brochures turistiche.

Tutte le isole contengono i sussurri delle nostre anime
nelle foglie dei loro alberi costieri —
in perenne movimento, seguendo il battito del vento, risuonando avanti e indietro, come una testa che non trova pace su un cuscino insonne?

O è solo questa terra
di sognatori ad occhi aperti
che avvolge la sua laguna
attorno ai miei piedi, e mi chiede di mangiare
con stupore e non svegliarmi mai?

È la morbidezza dell’aria
che mi intrappola come un’alga marina
languida e familiare prima di
divenire sconforto. Catturati,

dall’umidità tropicale
i miei occhi non riescono più a vedere il profondo che si apre oltre la barriera corallina
e le mie orecchie continuano a udire
l’infrangersi delle onde sulle scogliere

Questa tomba è bella.
I miei antenati vivono qui e mi chiamano.