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Sull’albero covano le tortore. È l’ultimo giorno e non è luna piena

Mariasole Ariot

Mariasole Ariot

 

Sull’albero covano le tortore. È l’ultimo giorno e non è luna piena.
Dentro, il mondo è livido e vago, guardo la scena nascosta dal vetro – se un vetro
può nascondere – ma il fuori discutibile e di strazio ha un foro da cui entrare e
uscire, da fondo a fondo sulla pietra. Ho agganciato le parti con la colla, ne man-
ca una al centro, ad occhio nudo sembra una stelletta. Se le formiche hanno biso-
gno di tagli sui nodi per camminare, il noi si deve separare con un nodo tagliato.
Le grandi voci che hai chiamato verità e poi bugia non sono che mosche nella
testa, un ronzio di fondo inseparabile, un’allucinazione per non dire vita.
La vertigine è questo corpo senza finestre , un lago artificiale ferito da una diga. Se non è
possibile una diga, fa’ che sia ramoscello. Che un lampo fulmini il larice, fa’ che cada.
Mariasole Ariot (Vicenza, 1981), da Anatomie della luce (Aragno, 2017)

Lasciando Dublino, puntando verso Achill

Roberto Cogo

Roberto Cogo

 

la grande città non è il paese
è solo una sua parte – tutto intorno campi verdi
e pecore e bestiame e uno stormo d’uccelli
immersi nell’aria grigia che avvolge il cielo
a chiudere del tutto lo sguardo
verso un contatto più azzurro con l’alto –
viaggiare è uguale ovunque si vada
si può andare di città in città
perdendo il contatto con la terra
ecco perché la città non è il paese intorno
ma solo una sua piccola parte
Roberto Cogo (Schio, 1963), da Senza il peso di un pensiero(Ladolfi, 2011)

Infernetto S. Felice

Tiziano Broggiato

Tiziano Broggiato

 

Eppure è sempre lì che ritorna
aggirandosi inquieta. Lì, tra
il polveroso silenzio dei viali
e la luce gialla delle fotoelettriche.
– C’è tempo, c’è tempo… – replica
alle sollecitazioni di chi la vorrebbe
già fuori, liberati finalmente
da quella sua voce: stridula dapprima,
poi velata e grave infine.
– C’è tempo, c’è tempo… per fissare
nella retina il blu delle labbra gelate
e il bianco delle braccia protese,
ogni notte, verso le alte grate irridenti.
Finirà, anche lei, in un male
acuto
fino a svenire.
(da Preparazione alla pioggia, I)

Il risveglio

Mariasole Ariot

Mariasole Ariot

 

Il risveglio è dato dalle mancanze. La spina dorsale è vita prosciugata sotto la pelle, dove o quando l’inaffondabile affonda. Scorre un sangue come una frase nella gola, di bocca in bocca ascolto ripetizioni umane come fossero tracce di bestioline morte: un inverno con le zampe, un pesce senza sonno, un sordo avanzare di iene senza testa. Bussano nel cranio risposte fucilate dall’alto:
Che non c’è un inizio né la fine di un fiume, che di giorno le folaghe urlano
e di notte le folaghe brillano, che portano al centro del cranio la bestemmia del mattino, che abbiamo scordato di essere pozzanghere, che è impossibile superare un ruscello, che la lentezza non è una resa dei conti.
Mariasole Ariot (Vicenza, 1981), da Anatomie della luce (Nino Aragno Editore, 2017)

Due di notte del 17.07.2010 in una camera dell’Holiday Inn – Riverside, a Glasgow

Tiziano Broggiato

Tiziano Broggiato

 

L’ossessivo rimbombo del music live
di fronte e i lucori serrati che, sul soffitto,
ne rincorrono il ritmo, m’impediscono
il sonno.
Chissà se è stata disattesa
la mia prenotazione interna,
o se non vi ho proprio provveduto
( ah, le gallerie della memoria
che cedono palmo a palmo).
Non mi resta, a questo punto,
che adeguarmi: fingere di essere
capitato a una festa
senza esservi invitato.
(da Preparazione alla pioggia, I)