Sull’albero covano le tortore. È l’ultimo giorno e non è luna piena. Dentro, il mondo è livido e vago, guardo la scena nascosta dal vetro – se un vetro può nascondere – ma il fuori discutibile e di strazio ha un foro da cui entrare e uscire, da fondo a fondo sulla pietra. Ho agganciato le parti con la colla, ne man- ca una al centro, ad occhio nudo sembra una stelletta. Se le formiche hanno biso- gno di tagli sui nodi per camminare, il noi si deve separare con un nodo tagliato. Le grandi voci che hai chiamato verità e poi bugia non sono che mosche nella testa, un ronzio di fondo inseparabile, un’allucinazione per non dire vita. La vertigine è questo corpo senza finestre , un lago artificiale ferito da una diga. Se non è possibile una diga, fa’ che sia ramoscello. Che un lampo fulmini il larice, fa’ che cada. Mariasole Ariot (Vicenza, 1981), da Anatomie della luce (Aragno, 2017)
Sembra sfiancata, intorpidita, questa luce mattutina che tarda a irradiarsi. Pare aspetti la sua ombra, o, con calma, ne stia valutando la gravità dell’inclinazione. (da Preparazione alla pioggia, I)
In tutti gli occhi vedo nostalgia o speranza. La vera forca, a questo punto, è l’inconsistenza del presente. Così il tempo, in apnea, si riappropria di se stesso. Tiziano Broggiato (Vicenza, 1953), da Città alla fine del mondo (Jaca Book, 2013)
la grande città non è il paese è solo una sua parte – tutto intorno campi verdi e pecore e bestiame e uno stormo d’uccelli immersi nell’aria grigia che avvolge il cielo a chiudere del tutto lo sguardo verso un contatto più azzurro con l’alto – viaggiare è uguale ovunque si vada si può andare di città in città perdendo il contatto con la terra ecco perché la città non è il paese intorno ma solo una sua piccola parte Roberto Cogo (Schio, 1963), da Senza il peso di un pensiero(Ladolfi, 2011)
Eppure è sempre lì che ritorna aggirandosi inquieta. Lì, tra il polveroso silenzio dei viali e la luce gialla delle fotoelettriche. – C’è tempo, c’è tempo… – replica alle sollecitazioni di chi la vorrebbe già fuori, liberati finalmente da quella sua voce: stridula dapprima, poi velata e grave infine. – C’è tempo, c’è tempo… per fissare nella retina il blu delle labbra gelate e il bianco delle braccia protese, ogni notte, verso le alte grate irridenti. Finirà, anche lei, in un male acuto fino a svenire. (da Preparazione alla pioggia, I)
Il treno si è fermato in mezzo a campi neri. La sua testa sembra quella di un rettile con gli occhi chiusi. C’è odore di fuochi nell’aria, in quest’aria notturna che cova tragedie. Ci si affaccia, così, per una sorta di ostentata sicurezza. Nessuno è rimasto di guardia ai remi. (da Preparazione alla pioggia, I)
Il risveglio è dato dalle mancanze. La spina dorsale è vita prosciugata sotto la pelle, dove o quando l’inaffondabile affonda. Scorre un sangue come una frase nella gola, di bocca in bocca ascolto ripetizioni umane come fossero tracce di bestioline morte: un inverno con le zampe, un pesce senza sonno, un sordo avanzare di iene senza testa. Bussano nel cranio risposte fucilate dall’alto: Che non c’è un inizio né la fine di un fiume, che di giorno le folaghe urlano e di notte le folaghe brillano, che portano al centro del cranio la bestemmia del mattino, che abbiamo scordato di essere pozzanghere, che è impossibile superare un ruscello, che la lentezza non è una resa dei conti. Mariasole Ariot (Vicenza, 1981), da Anatomie della luce (Nino Aragno Editore, 2017)
L’ossessivo rimbombo del music live di fronte e i lucori serrati che, sul soffitto, ne rincorrono il ritmo, m’impediscono il sonno. Chissà se è stata disattesa la mia prenotazione interna, o se non vi ho proprio provveduto ( ah, le gallerie della memoria che cedono palmo a palmo). Non mi resta, a questo punto, che adeguarmi: fingere di essere capitato a una festa senza esservi invitato. (da Preparazione alla pioggia, I)
Diventa irridente la memoria senza tempo né storia. Il pensiero scuro e scaltro emigra verso il mondo di apparenza. È come quando si scende in acqua dove non si tocca per recuperare illusione di vita. Tiziano Broggiato (Vicenza, 1953) da Preparazione alla pioggia (Italic, 2015)
Da allora nessuna vista, più, dalla finestra. Fuori, un gelo frizzante stemperava un inequivocabile sguardo di congedo. Tiziano Broggiato (Vicenza, 1953), da Preparazione alla pioggia (Italic Pequod, 2015)
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