Archivi tag: Torino

Vitebsk

Roberto Rossi Precerutti

 

Capanne e un’alta veste illuminata
mentre nell’azzurro le opache ali
formano strumenti e miti animali
per il canto fra i rovi, profumata
di rugiada è la pietra preparata
per l’amoroso sacrificio: calino
venti e rapine, ora poveri mali
spiantino rive e menti, e si è spezzata
su quinte deliziose la saetta
di quello sguardo che destando ammuta
come per via di un suo lume rinchiuso.
Dona il battito una pietà perfetta
di foglie e torce al giorno che ti ha illuso
facendoti splendente e sconosciuta.

Roberto Rossi Precerutti
Rovine del cielo
Crocetti Editore 2005

 

 

 

 



 

Semplice la fine

Massimo Orgiazzi

 

Non ci sono: ho raggiunto il tono labile, la trasfusione
di pensati, concetti esatti che tu passasti alle mie labbra
un bacio, un’emulsione di pellicola e la messa a fuoco
perfetta dell’immagine, anamorfica del buio che fosti
abile a raddrizzare: insieme in cima a respirare mosti
a vento, l’infinito non è che accostamento di spezzoni,
la scelta non casuale di contrasti, variazioni di stupore all’ora
in cui ritorna il tempo, declinato astratto, senza sentimento;
il cuore (tu lo dici) è solo la versione precedente di un contratto
asintattico, scritto calligrafico (come scrivi bene, mi dicesti);
e la tua guancia affiora dal cuscino ancora intriso
di primo tentativo, sfondo cielo, inviso – vivo – gelido
di luce olivo chiara come ci apparvero i paradigmi
delle distanze lunghe, pomeriggi in fondo al sole, muri
screpolati, infiggersi d’avventi attese: come
mi guardavi, partendo. Una leggenda di silenzio.
Vorrei vederti scendere le scale sola, nel crocicchio
di questi capodanni. Ce l’avranno i freddi di qualsiasi
stagione uno scalino che ne ferma la discesa.
Com’è semplice la fine, la sua accoglienza.
Massimo Orgiazzi (Torino, 1973), da Reliqua realia (Lampi di stampa, 2009)

Quando cade un governo

Raimondo Iemma

Raimondo Iemma

 

Quando cade un governo
nessuno scrive una poesia.
Stanno tutti di fronte alla televisione
a sentire a che ora il Presidente
ha rassegnato le dimissioni.
È stato all’incirca alle Otto di sera
una sera di pioggia romana.
Le sirene delle auto blu giravano mute
sui ciottoli umidi dei piazzale
di fronte al Quirinale. Aspettavano.
Nella sala stampa allo stesso modo si aspettava.
Quando cade un governo
una formula politica perché,
a livello puramente amministrativo,
rimane in carica per sbrigare gli affari correnti.
Raimondo Iemma (Torino, 1982), da Luglio (Lampi di Stampa, 2007)

Presa di servizio

Raimondo Iemma

Raimondo Iemma

 

Arrivo all’ora in cui si cena nel paese.
Per raggiungere la stanza di questi giorni
è necessario attraversare il grande atrio
vuoto di poche persone, attardarsi forse
a considerare strade e passaggi
che di fronte al noleggio convergono
nell’unica piazza, come dita in un palmo
e camminare circa la metà di un’ora
piuttosto soli nella notte scura
lasciato il mondo immobile alle spalle
in attesa di niente, scena muta.

Raimondo Iemma

(Torino, 1982), da Una formazione musicale (Le Voci della Luna, 2013)

Nenia, nel Canavese

Agostino Richelmy

 

Avevano l’altezza che ha l’arbusto
del mirto nero e stretto contro il muro,
camminavano insieme, egli robusto
il corpo, il volto soleggiato e duro,
ella infiammata e ondata da uno scialle
nel dolce portamento delle spalle.
Ora tra i muri o al più lontano prato
o in altra parte non li puoi trovare,
nemmeno discendendo fino al mare.
Fuori del luogo dove il tempo è stato
nessun ricordo si vede o si tocca.
Non c’è più fiato in loro, non c’è bocca.
Erano lì dove ora il mirto ha fiore.
Più meraviglia morte che l’amore.

Poesia n. 217 Giugno 2007
Agostino Richelmy. Poesia del disgelo
a cura di Irene Barichello

Messaggi non inviati

Massimo Orgiazzi

 

Di cose se ne va: di un lento
che non è proprio, steso alla campagna
che nella spiegazione perde tanto;
ne è, di silenzio sopra e frana
ma non chiude – rimane aperto a nuvole
di fianco bianche per analogia.
Risaie: voi le vedete così instabili
nell’oretta viola che precipita emorragia,
nell’andare svelti, ingrati tra un’implosione
e l’altra, in fini tiri e flussi solitudini:
memorie sono le file sfoglie e buone
di ciò che sfugge a brezze radiofoniche,
che torna su a giri liberi, leggeri e sfiora
immagini richiuse dentro i margini di icone
poi nei mattini: quel che manca è l’ora.
Ecco a noi andare di stanza in stanza
a volo di comete e scorrere di sere
violette ed io e te più certi d’essere più fermi
quantunque viali vadano distali a velocità
costanti, in stati consci e rem dispersi,
in viaggio come messaggi non inviati:
la stanchezza è in stasi ritrasmessa
di vecchi ed operai stare tristi agli steccati
di ridere a vedere soli infosforire il verde
pizzicando l’acqua piovuta tardi non in fase
.
mettere il punto per concludere una frase.
Massimo Orgiazzi (Torino, 1973), daReliqua Realia (Lampi di Stampa, 2009)

Interpretando Mirko Vucinic

Raimondo Iemma

Raimondo Iemma

 

Il cielo di San Siro brulicava
di nuvoloni neri e azzurri che
formavano i colori di una squadra
detta Internazionale Football Club.
Quell’anno attaccante titolare
stentava a ritrovare la sua vena
e la difesa aveva il suo da fare
ed il portiere, poi, faceva pena.
Quest’inter la mia frangia regolò
con segnature di ottima fattura
e il pubblico di casa s’inchinò
al mio cospetto e alla mia testa dura.
Io ribadendo in rete quel pallone
la porta del futuro spalancai
nel cuore fu la gioia, l’emozione
quel campionato non perdemmo mai.
Raimondo Iemma (Torino, 1982), da Una formazione musicale (Le Voci della Luna, 2014)

XIII

Roberto Rossi Precerutti

 

Fiammelle grandinano sul velluto
di una notte di giustizia, non vera
sotto il flagello aquilonare, cera
di figurine sciolta dentro il muto
avvolgersi dei bisbigli – e l’imbuto
dell’ombra accoglie una luce straniera,
spigoli d’apparizioni in rivera
celeste – appassito, vinto, ho giaciuto
nel silenzio umido di carnevali
adolescenti, trasparenti le ali.

Roberto Rossi Precerutti
Rimarrà El Greco
Crocetti Editore 2015
Novità