Dormo qui solo ogni tanto su questa forma mia di materasso con un affossamento allungatosi nel tempo forma di quello che sarei fossi rimasta qui per tutto il tempo a sporcare l’aria di me lasciare odore nella stanza. Invece l’aria qui è intatta liscia e profumata insieme alle camicie di mia madre, solo altrove lontano ce l’ho fatta a fare veri buchi neri odorosi di presenza. Mariagiorgia Ulbar (Teramo, 1981) da I fiori dolci e le foglie velenose (Firenze libri, 2012)
Le pietre si comportano in modo doppio scompaiono dentro l’acqua se le lanci ma se l’acqua si è ghiacciata in una lastra loro scivolano e rimbalzano. Osservare come fanno queste pietre fornisce una chiave sul tuo conto: io sono pietra e doppia nel confronto col liquido che prende e manda giù o col ghiaccio che al contrario ferma e lascia andare più in là di qualche metro scivolando lisci o con un tonfo e la fine del muoversi, l’arresto non è che colpa dell’attrito. “Ma che vuoi, bella mia? Se sprofondi non ti fermi lo stesso giù nel fondo?” Sì, ma il fondo, è evidente, non è il sopra. Mariagiorgia Ulbar (Teramo, 1981), da Undicesimo quaderno italiano di poesia contemporanea (Marcos y Marcos, 2012)
Mi lascia insoddisfatta la montagna e il lago si è perfino ritirato. Un sole orizzontale mescolato al vento e più lontano una diga di qua alta, di là più ancora cemento fatto a strati l’inclinazione curva della pietra. Tolgono il respiro le dighe che dividono acqua forte covata che poi esplode elettricità che scende fino a valle e lì una fioca lampadina a illuminare pelle su altra pelle. Mariagiorgia Ulbar (Teramo, 1981), da Gli eroi sono gli eroi (Marcos y Marcos, 2015)
È credere in qualcosa che si tenta, in qualcuno la fede che fa nascere il giorno e lo apre e lo incendia è sapere di una risposta (è rispondere ad una sponda): che sempre c’è vita, che c’è sempre forza. Marco Marangoni (San Donà di Piave, 1961), da Congiunzione amorosa (Moretti&Vitali, 2013)
L’aria fóina ch’la vén zò da e’ mòunt l’è cumè nòiva sòura la tu fàza. Nuvèmbri ti campsènt u s radàna. Al tu pavéuri al càsca a zantnèra, a mièra cumè fòi sòura i viél. A péunt i mi ócc ti ócc d’un petròs. Novembre.// L’aria fine / che scende giù dal monte / è come neve sopra la tua faccia. / Novembre nei cimiteri si riordina. / Le tue paure fioccano / a centinaia, a migliaia / come foglie sopra i viali. / Punto i miei occhi / negli occhi di un pettirosso. Annalisa Teodorani (Rimini, 1978), da Sòta la guàza (Società Editrice il Ponte Vecchio, 2010)
La piu grande biblioteca online di poesie in italiano