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Addendi

Chiara Renda

 

Cambiando l’ordine degli addendi
il risultato cambia.
È diverso se arrivi prima tu
o prima il buio,
è diverso se arriva il giorno
prima ch’io mi sia addormentata
o quando ho finito i miei sogni.
Stanotte le ore mie insonni
le ho passate a innamorarmi di te
⎼ di nuovo:
ho provato l’appoggio della mia testa
sulla mano tua grande
e c’entrava alla perfezione,
e ho verificato l’incastro esatto
del mio bacino con il tuo inguine.
Poi ho provato il tuo petto
ed era comodissimo
e ho pensato
che se io mi appoggio su te,
grande, o invece tu su di me
cambia, cambia moltissimo:
cambiando l’ordine degli addendi
il risultato cambia.

Prima Sera

Chiara Renda

 

Ennesima attesa
in tardiva luce d’estate.
Se tu non tornassi
rimarrebbe prima sera
per sempre.
Con me
ferma qui ad ammirare
la lenta fine del giorno
e uomini e donne in perenne
apprestarsi a rientrare.
Se tu non tornassi
rimarrebbe prima sera
per sempre.
E venne poi un giorno
in cui tu non tornasti.
Ora vedo che il mondo si illude
che nascano e scorrano i giorni
come se gli anni potessero
ancora passare senz’altro,
pur senza segnare il tuo volto.

Io intanto ho rughe dipinte
così da far credere al mondo
che no, non è mai successo
ch’è prima sera per sempre.

Agenda

Chiara Renda

 

Venerdì: taglio dei capelli
con luna crescente.
Sabato: pizza
e quarti di finale.
Domenica: corsa col cane
e lettura sul divano.
Lunedì: sei morto
mentre ti aspettavo.
Martedì: luna ancora crescente
recido i fiori che non riceverai.
Mercoledì e giovedì: ti cerco
ma la tua morte è un male ostinato.
Venerdì, sabato e domenica:
nel silenzio, i gesti sempre uguali.
Perduti nel tempo inesistente
dei giorni riconosco solo i nomi,
li ripeto fiduciosa come un mantra
si susseguono in un cerchio senza uscita
finché non mi sovviene l’inversione.
Lunedì: sfoglio la mia agenda
all’indietro, come un manga.
Domenica: giorno di riposo
io ti vengo a trovare
nel tuo tempo a ritroso.

Maghi

Chiara Renda

 

Eri presente
al nostro primo bacio
e al mio primo
nudo al tuo cospetto.
Eri presente mentre scrivevi
la nostra data
sulle bacchette cinesi.
Eri presente
quasi ogni mattina,
poi ti sei distratto
a causa della morte
che pare proprio essere
un impegno assai gravoso.
Ti ho dato appuntamento
nel cuore dell’estate.
Il programma era dormire, stretti
vicino al fuoco proprio sul mare,
e poi nella notte camminare
sicuri, come maghi esperti
raccoglitori di stelle cadenti.
Tu non c’eri,
io ne ho riempito un cesto:
lo lascio sulla porta, acceso
nel caso tu dovessi
aver perso la strada.

UTOPIA

Ilde Arcelli

Ilde Arcelli

 

Nell’allucinato plenilunio
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la mia gazzella muove
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leggera
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per dirupati anfratti
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a sterrare speranze sepolte
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in cui morire.
Ma quell’utopia suicida
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è sale della terra,
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è tremolante torcia
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che illumina la storia
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ben sapendone
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il cieco disamore.

Una media di quattrocentottanta

Patrizia Cavalli

Patrizia Cavalli

 

Una media di quattrocentottanta
miliardi di battiti al minuto.
E non ci metto gli animali
che non so contarli. E lascio stare gli anni,
e lascio stare i giorni e anche le ore.
Quattrocentottanta miliardi
di battiti mi bastano. Messi insieme
fanno un gran rumore, un rumore
infernale e nessuno se ne accorge.
Patrizia Cavalli (Todi, 1947) da Datura (Einaudi 2013)

tu parli azzurro

Anna Buoninsegni

Anna Buoninsegni

 

tu parli azzurro
quando dici in mio favore
la parola
tu parli azzurro dentro
il pianto che mi spaia gli occhi
ma io sento la notte
dolorarmi all’origine
blandirmi sfinirmi
prima del mattino delicato
io slaccio dentro i sogni
li faccio svelare via
sciamano dall’intimo
tu parla azzurro e ferma
la porta girevole del mio ombelico
e sbattimi lo slancio dentro
io sento il dolore della sedia che
partorisce il tarlo
il dolore dell’erba che ferisce il bosco
il tremendo odore della vita

siamo tutti una finzione

Anna Buoninsegni

Anna Buoninsegni

 

siamo tutti una finzione
siamo tutti nel Truman Show
pattuglie del Grande Fratello
identità di segnali impiantati
sottopelle
nella parte alta del pensiero
mentre ami oralmente il tuo boyfriend
mentre guardi il magrissimo comico occhialuto Wally Cox
se sei a Parigi e ascolti Edith Piaf
il curriculum digitale informa paziente
l’agenzia governativa
e ci puoi giurare
non ci puoi fare niente
dall’adolescenza
alla morte d’infarto
sarete insieme
zelantemente per sempre
l’unico modo per salvarsi è restare invisibili
far finta di non essere mai nati

Sembra quasi che tu non abbia vissuto

Maria Borio

Maria Borio

 

Sembra quasi che tu non abbia vissuto
tutti gli anni sconnessi
dopo la rivoluzione, o l’ipocrisia
ingenua di invecchiare
– forse questa gabbia,
la tua sicurezza, o un pezzo
di vita come carne comprata.
Se sapessi quale filo invisibile,
quale corda tesa e bugiarda…
anch’io sotto l’alluvione
sotto al peso incalcolabile?
anch’io vorrei smettere di dirmi
io.
Maria Borio (Perugia, 1985), da L’altro limite (Lietocolle-Pordenonelegge, 2017)