È ragionevole, chiunque lo capisce: è facile. Non sei uno sfruttatore, lo puoi intendere. Va bene per te, informatene. Gli idioti lo chiamano idiota e, i sudici, sudicio. È contro il sudiciume e contro l’idiozia. Gli sfruttatori lo chiamano delitto. Ma noi sappiamo: è la fine dei delitti. Non è follia ma invece fine della follia. Non è il caos ma l’ordine, invece. È la semplicità che è difficile a farsi.
L’ingiustizia oggi cammina con passo sicuro. Gli oppressori si fondano su diecimila anni. La violenza garantisce: Com’è, così resterà. Nessuna voce risuona tranne la voce di chi comanda e sui mercati lo sfruttamento dice alto: solo ora io comincio. Ma fra gli oppressi molti dicono ora: quel che vogliamo, non verrà mai.
Veramente, vivo in tempi bui! La parola disinvolta è folle. Una fronte liscia indica insensibilità. Colui che ride probabilmente non ha ancora ricevuto la terribile notizia.
Molti pensano che noi ci diamo da fare nelle faccende più peregrine, ci affatichiamo in strane imprese per saggiare le nostre forze o per darne la prova. Ma in realtà è più nel vero chi ci pensa intenti semplicemente all’inevitabile: scegliere la strada più dritta possibile, vincere gli ostacoli del giorno, evitare i pensieri che hanno avuto esiti cattivi, e scoprire quelli propizi, in breve: aprire la strada alla goccia nel fiume che si apre la strada in mezzo alla pietraia.
Quando non ci fu più, la misero nella terra. Sopra di lei crescono i fiori, celiano le farfalle.. Lei era leggera, premeva la terra appena. Quanto dolore ci volle per farla così leggera.
Un giorno di settembre, il mese azzurro, tranquillo sotto un giovane susino io tenni l’amor mio pallido e quieto tra le mie braccia come un dolce sogno. E su di noi nel bel cielo d’estate c’era una nube ch’io mirai a lungo: bianchissima nell’alto si perdeva e quando riguardai era sparita.
Maria Farrar, nata in aprile, senza segni particolari, minorenne, rachitica, orfana, a sentir lei incensurata, stando alla cronaca, ha ucciso un bambino nel modo che segue: afferma che, incinta di due mesi, nella cantina di una donna ha tentato di abortire con due iniezioni dolorose, dice lei, ma senza risultato.
Di solito così ad ogni nato di donna è stato concesso l’amore ma fra impieghi entrate e il resto giorno per giorno s’inaridisce il terreno del cuore. Sul cuore è infilato il corpo. Sul corpo la camicia. E come se non bastasse un tale – idiota! – ha fabbricato i polsini e ha intriso d’amido lo sparato. Verso la vecchiaia ci si ripensa di soprassalto. La donna s’imbelletta l’uomo di sbraccia come un mulino.
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