Temo di perdere la meraviglia dei tuoi occhi di statua e la cadenza che di notte mi posa sulla guancia la rosa solitaria del respiro. Temo di essere lungo questa riva un tronco spoglio, e quel che più m’accora è non avere fiore, polpa, argilla per il verme di questa sofferenza. Se sei tu il mio tesoro seppellito, la mia croce e il mio fradicio dolore, se io sono il cane e tu il padrone mio non farmi perdere ciò che ho raggiunto e guarisci le acque del tuo fiume con foghe dell’Autunno mio impazzito.
Se io fossi un poeta galante, canterei agli occhi vostri un canto così puro come sul marmo bianco l’acqua chiara. E in una strofa d’acqua tutto il canto direbbe: “So già che non rispondono ai miei occhi, che vedono e guardando nulla chiedono, i vostri chiari; hanno i vostri occhi la calma buona luce, luce del mondo in fiore, che un mattino ho visto dalle braccia di mia madre”.
Quando spunta la luna tacciono le campane e i sentieri sembrano impenetrabili Quando spunta la luna il mare copre la terra e il cuore diventa isola nell’infinito Nessuno mangia arance sotto la luna piena Bisogna mangiare frutta verde e gelata Quando spunta la luna dai cento volti uguali, la moneta d’argento singhiozza nel taschino.
Nuda è la terra, e l’anima ulula contro il pallido orizzonte come lupa famelica. Che cerchi, poeta, nel tramonto? Amaro camminare, perché pesa il cammino sul cuore. Il vento freddo, e la notte che giunge, e l’amarezza della distanza… Sul cammino bianco, alberi che nereggiano stecchiti; sopra i monti lontani sangue ed oro… Morto è il sole… Che cerchi, poeta, nel tramonto?
O pioggia silenziosa, senza burrasca e senza vento, pioggia serena e pacifica di campi e di dolce luna: pioggia buona e pacifica, vera pioggia quando amorosa e triste cadi sopra le case.
Piccolo candor senz’ombra, più lucente del mondo, limpida luce tranquilla! Il puro, tu lo dici – gelsomino sorto dalla nostra cupa malvagità, che tra noi e te apre più distanza che tra noi il mondo e le stelle -, per piccolo che sia, è infinito.
Ogni amore è fantasia; inventa l’anno, il giorno, l’ora e la sua melodia; inventa l’amante e anche l’amata. Non è una prova contro l’amore che l’amata non sia mai esistita.
Nuda è la terra, e l’anima ulula contro il pallido orizzonte come lupa famelica. Che cerchi, poeta, nel tramonto? Amaro camminare, perchè pesa il cammino sul cuore. Il vento freddo, e la notte che giunge, e l’amarezza della distanza…Sul cammino bianco, alberi che nereggiano stecchiti; sopra i monti lontani sangue ed oro… Morto è il sole…Che cerchi, poeta, nel tramonto?
Quanto dolore, bellezza! L’odio accende fuochi di passione sui fuochi lontani fari, grandi fiori rossi, delle coste del mare; grida all’erta di fiamma bianca e verde, sulle grida di fiamme dei sogni, che, come nei sogni, non si sa, in verità, se furono… E sono quelli ancor mal desti che brutta espressione, che freddo! contro quelli ancor mal addormentati che brivido, che espressione ancor più brutta! E la morte si unisce con la vita inaspettatamente, qua e là, come in bagliori di cento colori tragici ed acuti; si unisce con il sogno, che preferisce morire anzichè svegliarsi. si unisce con il sogno. Comincia a far giorno rosso e bianco. Coste che fumano, nel primo sole, per quelli che vivono ancora!
La luna cammina sull’acqua Com’è tranquillo il cielo! Va segando lentamente Il tremore vecchio del fiume mentre un ramo giovane lo prende per uno specchio.
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