Cerca un Oriente che lava la luce e annuncia: non sei dove sei ma dove non sei, non nel sonno ma nell’insonnia, fa’ che il sonno dorma, l’insonnia sia insonne, che ciò che non sei distrugga ciò che sei, distruggi ciò che sei per costruire ciò che sei, e per iniziare: sii il dado sii il lancio dei dadi. Adonis(Qassabīn,1930), daSingolare in forma di plurale(Guanda, 2014)
Se avessi saputo che l’amore è così pericoloso non mi sarei innamorato Se avessi saputo che il mare è così profondo non sarei mai andato a nuotare Se avessi immaginato la fine non avrei mai iniziato Ho nostalgia di te Insegnami a non averla Insegnami come estirpare le radici di questo amore profondo Insegnami come muore la lacrima sul viso Insegnami come muore il cuore e a uccidere il desiderio di vederti Se sei un profeta liberami da questo incantesimo.
Prego che tu ti spenga nei tuoi resti ho pregato che tu non veda il giorno e non ti svegli – la tua notte non abbiamo conosciuto nel tuo buio non navigammo ho pregato oh fenice che cessi la magia che in fuoco e in cenere sia il nostro incontro ho pregato ci porti alla follia
Il posto della testa non è la testa, ma l’ombelico spesso è tra le gambe, a volte l’inverno se ne va, ma il gelo rimane, viene la primavera ma non i fiori, a volte l’autunno è a settembre e l’estate a maggio, dalla polvere s’innalza il ponte del sole, dalla pioggia vengono le radici del fango. Adonis (Qassabīn,1930), da Singolare in forma di plurale (Guanda, 2014)
Le ho viste. Loro, i loro volti dai lividi celati. Loro, gli ematomi nascosti tra le cosce, Loro, i loro sogni rapiti, le loro parole azzittite Loro, i loro sorrisi affaticati. Le ho viste tutte passare nella strada anime scalze, che si guardano dietro, temendo di essere seguite dai piedi della tempesta, ladre di luna attraversano, camuffate da donne normali. Nessuno le può riconoscere tranne quelle che sono come loro.
Le donne come me non sanno parlare; la parola le rimane di traverso in gola come una lisca che preferiscono inghiottire. Le donne come me sanno soltanto piangere a lacrime restie che improvvisamente rompono e sgorgano come una vena tagliata. Le donne come me sopportano gli schiaffi, senza osare renderli. Tremano di rabbia e la reprimono. Come leoni in gabbia, le donne come me sognano di libertà…
L’esodo si è concluso e il cammino è una roccia innamorata. Seppelliamo il giorno assassinato ci avvolgiamo nei venti della sventura ma domani scuoteremo i tronchi delle palme domani laveremo l’esile dio col sangue della folgore tenderemo fili sottili tra le nostre palpebre e il cammino. Adonis (Al-Qassabin – Siria, 1930), I canti di Mihyar il Damasceno (Mondadori, 2017)