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Tutte le lettere d’amore sono ridicole

Fernando Pessoa

Fernando Pessoa

 

Tutte le lettere d’amore sono
ridicole.
Non sarebbero lettere d’amore se non fossero
ridicole.
Anch’io ho scritto ai miei tempi lettere d’amore,
come le altre,
ridicole.
Le lettere d’amore, se c’è l’amore,
devono essere
ridicole.
Ma dopotutto
solo coloro che non hanno mai scritto
lettere d’amore
sono
ridicoli.
Magari fosse ancora il tempo in cui scrivevo
senza accorgermene
lettere d’amore
ridicole.
La verità è che oggi
sono i miei ricordi
di quelle lettere
a essere ridicoli.
(Tutte le parole sdrucciole,
come tutti i sentimenti sdruccioli,
sono naturalmente
ridicole).

Setembro

José Tolentino Mendonça

José Tolentino Mendonça

 

Nesses dias distantes eu vagueava pelas matas
enchia a espingarda de chumbo e disparava
contra o silêncio das árvores altas
só para assistir ao espectáculo dos pássaros
em debandada
experimentava uma exaltação — de que tenho hoje pudor
perante imagens que partem:
fragmentos rápidos, passagens, segredos que se apagam
nesses dias distantes nem suspeitava
a vida pode ser interminável
o que deixaste abandonado regressa aprende-se depois
quando, por exemplo, a esquecida infância se parece
com certos cães deixados de propósito a muitos quilómetros
que ladram não se percebe como
à porta da velha casa
José Tolentino Mendonça (Madeira, 1965), da A noite abre os meus olhos[La notte apre i miei occhi] (ETS, 2006) –Traduzione di Manuele Masini
Settembre
In quei giorni distanti io vagavo per le macchie
riempivo il fucile di piombo e sparavo
contro il silenzio degli alberi alti
soltanto per assistere allo spettacolo degli uccelli
allo sbaraglio
Sentivo un’esaltazione – della quale oggi provo vergogna
di fronte a immagini che partono:
frammenti rapidi, passaggi, segreti che si spengono
in quei giorni distanti non sospettavo
la vita può essere interminabile
Quel che hai lasciato ritorna – si apprende poi
quando, per esempio, la scordata infanzia assomiglia
a certi cani abbandonati di proposito a molti chilometri
che abbaiano non si capisce come
alla porta della vecchia casa

Paura dell’amore

Maria do Rosário Pedreira

Maria do Rosário Pedreira

 

Non aver paura dell’amore. Posa la tua mano
lentamente sul petto della terra e senti respirare
i nomi delle cose che lì stanno
crescendo: il lino e la genziana, la verzura odorosa
e le campanule blu; la menta profumata per
le bevande dell’estate e l’ordito delle radici di una
pianticella d’alloro che si organizza come un reticolo
di vene nella confusione di un corpo.
Mai la vita
è stata solo inverno.

Palma con palma

José Saramago

José Saramago

 

Questa notte, dal sogno,
ho preso una stella.
Ma dove nasconderla
quando si sfalda il sonno
e l’uccello del mattino
con becco d’acciaio
m’incide il volto?
Basso è il cielo,
cade neve sui campi,
si disfano
nelle zolle i fiocchi
come i nostri pensieri
in disperse parole.
Il silenzio è l’assenza
di ogni rumore. Resta
il battito del cuore
che oscilla
su sigillate fonti

L’abisso

Fernando Pessoa

Fernando Pessoa

 

Tra me e la mia coscienza
c’ è un abisso
nel cui fondo invisibile scorre
il rumore di un fiume lontano dai soli,
il cui suono reale è cupo e freddo –
Ah, in qualche punto del pensare della nostra anima,
freddo e scuro e incredibilmente vecchio,
in se stesso e non nella sua dichiarata apparenza.
Il mio ascoltare è diventato il mio vedere
quel sommerso fiume senza luogo.
Il suo rumore silenzioso libera sempre
il mio pensiero dal potere del mio pensiero di sognare.
Una temibile realtà appartiene
a quel fiume di mute, astratte canzoni
che parlano della non realtà
del suo andare verso nessun mare.
Ecco! Con gli occhi del mio sognato sentire
io sento il non visto fiume trasportare
verso dove non va tutte le cose
di cui è fatto il mio pensiero – il Pensiero
in Sé, e il Mondo, e Dio, che
fluttuano in quell’ impossibile fiume.
Ah, le idee di Dio, del Mondo,
di Me stesso e del Mistero,
come da uno sconosciuto bastione colpito,
scorrono con quel fiume verso quel mare
che non ha raggiunto né raggiungerà mai
e apparterrà al suo moto legato alla notte.
Oh, ancora verso quel sole su quella spiaggia
di quell’ inattingibile oceano!

Itaca

Sophia de Mello Breyner Andresen

Sophia de Mello Breyner Andresen

 

Tieni la tenda della nostra finestra a nord chiusa.
Notte dopo notte ci abbracciamo stretti
nel nostro unisono appartato
sotto le coperte pesanti della Baia di Hudson
come fossimo due clarinetti sotto
i bassi e i violoncelli del mondo. Siamo privi
di essenza, due esistenze, quindi niente
vecchio né giovane, né maschio né femmina,
né carne né pietra,
che nell’esistere e attraverso l’esistere sono
qualcosa di unico, unico, perfetto – o quasi.
La nostra canzone è una felice canzone di fusa.
Eppure
la tenda è sempre abbassata e nel retro
della mente mi chiedo perché – perché tu al mattino
scacci l’unica pura luce pulita del mondo
che ci arriva dal nord oltre il nord,
dalla chiarezza di là, invisibile, decisa e sincera.
Traduzione di
Fiorenza Mormile

Poesia n. 323 Febbraio 2017
Hayden Carruth. Il primato dell’etica
a cura di Fiorenza Mormile

 

 

 

 




Cos’è che sta cercando, signora?

Herberto Helder

Herberto Helder

 

– Cos’è che sta cercando, signora? – chiese il giovane alla donna indaffarata sulla veranda. – Sto cercando un ago che mi è caduto in cucina. – E perché allora lo sta cercando in veranda – Perché la cucina è molto buia – rispose la donna.
Herberto Helder(Funchal, 1930), daPhotomaton & Vox(Assírio & Alvim,1979)
– De que anda a senhora à procura? – perguntou o jovem à mulher que investigava na varanda. – Procuro uma agulha que me caiu na cozinha. – Porque a procuraentão na varanda? – Porque na cozinhaestá muito escuro – respondeu a mulher.
(Traduzione di Giacomo Sandron)


Congedo dell’ autunno

Eugenio de Andrade

Eugenio de Andrade

 

Avevo già udito il richiamo del tordo
accanto alle vecchie acque
del fiume o nella luce vetrata
dei lenti olivi del sud.
Pensavo allora che non poteva morire
chi tanto ha amato
il chiaro timbro delle vocali
portate dal mare – l’autunno,
lui moriva nelle fiamme
alte dei castagni,
nel sonnambulo ondeggiare
delle greggi, negli occhi delle donne
dal cuore affaticato,
simili a rami spezzati
– loro, che furono sorelle della rugiada.
Traduzione di Giulia Lanciani

Poesia n. 200 Dicembre 2005
400 poeti del 900
Poeti portoghesi