Vittorio Sereni
Nel bicchiere di frodo
tocca presto il suo fondo
quest’allegria che vela la tristezza
in cresta dei tizzi sopiti
sbalzati a noi dal più lontano fuoco.
E sii tu oggi il Dio che si fa carne
lontananza per noi nell’ora oscura.
Nel bicchiere di frodo
tocca presto il suo fondo
quest’allegria che vela la tristezza
in cresta dei tizzi sopiti
sbalzati a noi dal più lontano fuoco.
E sii tu oggi il Dio che si fa carne
lontananza per noi nell’ora oscura.
Presto la vela freschissima di maggio
ritornerà sulle acque
dove infinita trema Luino
e il canto spunterà remoto
del cucco affacciato alle valli
dopo l’ultima pioggia:
ora
d’un pazzo inverno nei giorni
dei Santi votati alla neve
lucerte vanno per siepi,
fumano i boschi intorno
e una coppia attardata sui clivi
ha voci per me di saluto
come a volte sui monti
la gente che si chiama tra le valli.
Poesia n. 285 Settembre 2013
Vittorio Sereni. Lo sperpero della gioia
a cura di Daniele Piccini
Fondazione Poesia Onlus 2013
Se ti allontani rimango smarrito
non riesco a respirar profondo
a muovermi nel mondo.
Prendo una sigaretta, fumo
mi accendo, mi brucio e mi consumo.
Vittorio Lingiardi (Milano, 1960), da Alterazioni del ritmo (Nottetempo, 2017)
Prima sera d’Atene, esteso addio
dei convogli che filano ai tuoi lembi
colmi di strazio nel lungo semibuio.
Come un cordoglio
ho lasciato l’estate sulle curve
e mare e deserto è il domani
senza più stagioni.
Europa Europa che mi guardi
scendere inerme e assorto in un mio
esile mito tra le schiere dei bruti,
sono un tuo figlio in fuga che non sa
nemico se non la propria tristezza
o qualche recidiva tenerezza
di laghi di fronde dietro i passi
perduti,
sono vestito di polvere e sole,
vado a dannarmi a insabbiarmi per anni.
Pireo, agosto 1942
Poesia n. 285 Settembre 2013
Vittorio Sereni. Lo sperpero della gioia
a cura di Daniele Piccini
Fondazione Poesia Onlus 2013
Ci cerchiamo nel sonno
a manate pesanti, il mattino –
con i piedi nel caos.
Poche cose da dire:
che siamo due ragazzi
due vecchi –
a turno, un ragazzo,
un vecchio.
Non siamo qui per caso.
La confusione è precisa
in amore.
Vittorio Lingiardi (Milano, 1960) da La confusione è precisa in amore (nottetempo, 2012)
Ho imparato a dire di no
a essere disciplinato
a credere di non avere più voglia
calzando piedi altrui e sogni miei.
Mi limito a sopportare quello che vedo
ma quello che vedo è una rotaia
gialla come la rabbia
e la rabbia diventa ruggine
e fa rumore.
Ho imparato a non darmi confidenza
a prendere ciò che capita
ma capita sempre la stessa cosa.
Ho imparato ad amare
ma era troppo tardi
ho imparato a voler bene
ma era troppo presto
ho imparato a odiare
ma era troppo.
Non credo di avere certezze
ma sicuramente non ho dubbi
io sono ciò che ti aspetti
ma è meglio che continui ad aspettare.
Se un giorno ci incontreremo sarà
perché
avrò imparato a capire
che non è mai troppo tardi
e avrò lasciato l’orario dei treni
sul comodino
vicino al tuo letto
ma tu te ne sarai andata
prima di me
forse perché conoscendomi
avrai imparato qualcosa.
La stagione della neve
sta finendo
come sta finendo il giorno delle lunghe
ombre
dietro gli scarichi delle auto
mentre trasportano la miseria
dell’abitudine
e l’assenza di curiosità.
Sta finendo
l’idea di guardare senza toccare con
mano
di ascoltare la voce della persuasione
dal televisore, unico referente di
coscienza
sta finendo
la stagione dei famosi un quarto d’ora
della gloria vana senza pietà
della fuga dal proprio futuro
sta finendo
l’amaro calice dell’indulgenza
l’odore di passerella e piccioni
il sapore di ferro e tabacco della movida
la fiducia nell’ignoranza
e l’arroganza dell’idiozia.
Sta finendo
la pazienza
Vieni
quando ne hai voglia
quando puoi
tra una partenza e un ritorno
dopo una scrollata di spalle
dopo avere assaporato la lacrima scesa sul labbro
Vieni
tra un sorriso e una salita
dopo un lancio di asciugamano
mentre le campane suonano a vuoto
Vieni
prenditi un giorno
invecchiamo insieme.
Domani
cancellerò le mie impronte
dalla strada che mi ha portato a te
butterò giù l’amore amaro
che ha reso dolce le salite
ruberò il tempo al desiderio
e manderò in esilio la ragione.
Domani
riempirò le mani di sudore
e costruirò il rifugio dei sentimenti
prenderò a calci l’estate
e regalerò un cappotto all’inverno
mi sdraierò su di un letto di fiori finti
e farò l’amore con la verità.
Domani
mi farò benedire dalla fortuna
cavalcando un panettone di cemento
porterò occhiali da sole
per nascondermi dalle nuvole
camminerò a braccia aperte
per coprire le distanze
ma oggi
oggi farò di tutto
per evitare di
incontrarti.
Ognuno ha le sue prigioni
ognuno ci convive
ma quando le pareti cominciano a
restringersi
le facce diventano anonime
quando lo specchio comincia a darti del
tu
quando i marciapiedi ti provocano
vertigini
e la strada sembra il tuo tappeto rosso
metti insieme il tuo bagaglio
riempilo di ricordi
speranze
parole
storie vissute e storie da vivere
riempilo di emozioni
musiche
liti
illusioni d’epoca
domande e risposte
trovati un amico e comincia la
condivisione
vai a caso
lascia le tue lacrime sul cuscino
incontrati con la vita
scontrati con il dolore
ruba l’amore
non avere una meta ma cento
prova a ritornare
perché il ritorno dà senso al viaggio
pensa a Polifemo e alla sua solitudine
e rispetta la solitudine altrui
gira intorno al mondo
non girare con lui
affrancati da te stesso e dall’attesa
per amare la vita bisogna tradire le
aspettative
guardati intorno
e guardati da chi si professa libero
il sapore della libertà è la paura
solo chi ha paura della libertà ha il
coraggio di
inseguirla.