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Separazione totale

Hasan Atiya Al-Nassar

Hasan Atiya Al-Nassar

 

Sparirà il corpo dal suo desiderio

Sparirà dalla sua smania

Fuggirà il mare dalla sua spiaggia

Fuggirà dal suo arenile

Svanirà la palma dal suo tronco

Svanirà dalle sue radici

Scompariranno i ritornati dal Paradiso

L’ubriaco fuggirà dal suo ultimo bicchiere

La parola fuggirà dal suo Libro Sacro

Fuggirà dal suo Corano

L’amore era ingannato e l’innamorato sparirà

Fuggirà l’assassino perché non ha una vittima

Gli amanti spariranno perché non c’era amore

Scompariranno gli alberi dal loro giardino

Le rovine si dissolveranno perché non avranno più la terra

Il poeta senza parole fuggirà

Senza femminilità le donne spariranno

Dentro questi corpi c’è un cuore che se sarà isolato morirà.

Rovina

Hasan Atiya Al-Nassar

Hasan Atiya Al-Nassar

 

Rovina al Nord

Rovina al Sud:

è la Morte che entra

segretamente

nelle vesti del desiderio,

è l’ombra che cresce

ribelle…

Il regno dei morti

si muove verso una valle

luminosa,

così la Rivolta

si affratella alla Virtù

e la povertà al bastone.

Adesso è arrivata

la quiete

ad uccidere il sogno

dei giorni affamati;

era l’ultimo

battito che gridava

nel sangue

(Voglio una Patria, voglio

un albero sotto al quale

possano distendersi gli

uomini randagi).

Protesta

Hasan Atiya Al-Nassar

Hasan Atiya Al-Nassar

 

Ai tuoi occhi lupeschi la notte protesta.

Una fanciulla viene dalle coste dell’acqua

e dal mare delle ceneri delle città che

non sorridono.

I suoi occhi timidezze

oppure una camicia grigia.

Ma acqua, mare, sale,

le spiagge protestano.

Tu fuggi nella tenda dei treni tranquilli.

Dice la guardia serale,

la città chiuderà le porte,

ma quando verrà Chiara,

come galleggerà in questo mare tenebroso?

Dicono le donne anziane,

Chiara non passa lontano dalla costa,

perché lei,

pace nella terra

e guerra con se stessa.

I suoi confini

vicini, senza

confini.

Si accosta, si scosta.

I suoi pesci volatili scompaiono

perché Chiara non ha fari nella notte.

I suoi occhi come regni di silenzio,

i suoi occhi due primavere senza autunno.

Non so se le lacrime conoscano i tuoi occhi,

la tranquillità, pace,

silenzio.

Tu sei la mia riva

che mi getta nel mare un’altra volta,

sei canto che non ha paese,

sei nebbia triste sui calici dei poeti.

Ha scritto il poeta,

se Chiara non sorride

io tornerò con la mia valigia

a paesi antichi

paese mio,

verso sabbie

soffocate dal buio

verso il buio che copre il nostro viso

e la nostra erba

verso la camicia grigia

verso il sale del mare che dipinge la terra.

Verso uno scirocco che ferisce

erbe, foglie

e si stende

verso i fiori del male.

All’esilio,

all’Iraq,

al mio ritorno;

o mai.

A Chiara, che sorgerà dalla finestra

della mia casa povera

che non sorride,

se lei non sorride.

Io ritornerò, ma dove?

La notte atterra tenebrosa,

gli occhi del lupo galleggiano

nel buio.

La notte ferma senza protestare,

io lascio i tuoi occhi lupeschi

soli.

Orme sulla luna

Dunya Mikhail

Dunya Mikhail

 

Quando ho messo piede sulla luna
tutto mi diceva che c’eri anche tu:
il peso più leggero
l’assenza di gravità
i battiti accelerati
la testa presa da quotidiani giramenti
la scomparsa di ogni sorta di ricordi
la Terra fuori posto
e queste orme sulla luna
tutto è segno di te.

Orazione funebre per una donna insignificante

NAZIK AL-MALAIKA

NAZIK AL-MALAIKA

 

Ci ha lasciati senza un pallore di gota o un fremito di labbra

le porte non hanno sentito nessuno narrare della sua morte

nessuna tenda alle finestre stillante dolore

si è levata per seguire il suo feretro sino a che non scompaia dalla vista

a eccezione delle poche persone che si sono commosse al suo ricordo.

La notizia si è dissolta nei vicoli senza che il suo eco si diffondesse

e si è rifugiata nell’oblio di alcune fosse

la luna ha pianto questa tragedia.

La notte non se n’è curata e si è trasformata in giorno

Quindi è giunta la luce con le grida del lattaio, il digiuno,

il miagolio di un gatto affamato tutto pelle ed ossa,

le liti dei commercianti, l’amarezza, la lotta,

i bambini che lanciano pietre da un lato all’altro della strada,

le acque sporche nei canali e i venti che giocano da soli con le porte delle terrazze

in un oblio pressoché totale.

La tazza

Dunya Mikhail

Dunya Mikhail

 

La donna capovolge la tazza tra le lettere
spegne le luci a parte una candela
poggia il dito sulla tazza
ripete parole come formula magica
Spirito… se ci sei rispondi sì
La tazza si sposta verso destra per dire – sì –
– sei veramente lo spirito di mio marito che è stato ucciso?
la tazza si sposta verso destra per dire – sì –
– perché mi hai lasciato così presto?
la tazza indica le lettere: n o n d i p e n d e d a m e
– perché non sei scappato?
la tazza indica le lettere: s o n o s c a p p a t o
– e come ti hanno ucciso allora?
la tazza indica le lettere: a l l e s p a l l e
– che faccio di tutta la mia solitudine?
la tazza non si muove
– mi manchi
la tazza non si muove
– mi ami?
la tazza si sposta verso destra per dire – sì –
– posso farti restare qui?
la tazza si sposta verso sinistra per dire – no –
– vengo con te?
la tazza si sposta verso sinistra
– ci saranno cambiamenti nella nostra vita?
la tazza si sposta verso destra
– quando?
la tazza indica 1996
– stai bene?
la tazza – dopo un attimo di esitazione – si sposta verso destra
– che mi consigli di fare?
s c a p p a
– per andare dove?
la tazza non si muove
– ci sarà un’altra disgrazia?
la tazza non si muove
– che raccomandazione mi lasci?
la tazza indica una successione di lettere senza senso
– ti sei stancato di rispondere?
la tazza si sposta verso sinistra
– posso farti ancora domande?
la tazza non si muove
dopo un attimo di silenzio – la donna balbetta:
Spirito… vai in pace
poi chiama il figlio che è in giardino
a catturare insetti con un elmetto forato.

La partita

Dunya Mikhail

Dunya Mikhail

 

È soltanto una regina
mossa da un re sventato
che conta i quadrati ogni giorbno
sostenendo che sono di meno
e prepara torri e cavalli
sognando un accanito rivale
È soltanto un re
mosso da un abile giocatore
che si rompe la testa
e perde il suo tempo in una partita infinita
È soltanto un giocatore
mosso da una vita vuota
in bianco e nero
È soltanto una vita
mossa da un dio confuso
che un giorno ha provato a giocare con l’argilla
È soltanto un dio
che non sa come uscire dal guaio in cui si è cacciato.

La partita

Dunya Mikhail

Dunya Mikhail

 

È soltanto una pedina
salta sempre nella casella opposta
non si volta a destra né a sinistra
non si guarda indietro
è mossa da una regina demente
che attraversa la scacchiera in lungo e in largo
e non si stanca di portare bandiere
e insultare gli alfieri
È soltanto una regina
mossa da un re sventato
che conta i quadrati ogni giorno
sostenendo che sono di meno
e prepara torri e cavalli
sognando un accanito rivale
È soltanto un re
mosso da un abile giocatore
che si rompe la testa
e perde il suo tempo in una partita infinita
È soltanto un giocatore
mosso da una vita vuota
in bianco e nero
È soltanto una vita
mossa da un dio confuso
che un giorno ha provato a giocare con l’argilla
È soltanto un dio
che non sa come uscire dal guaio in cui si è cacciato.

La guerra lavora molto

Dunya Mikhail

Dunya Mikhail

 

La guerra
com’è
seria
attiva
e abile!

Sin dal mattino
sveglia le sirene
invia ovunque ambulanze
scaglia corpi nell’aria
passa barelle ai feriti
richiama la pioggia dagli occhi delle madri
scava nel terreno
dissotterra molte cose dalle macerie
alcune luccicanti e senza vita
altre pallide e ancora vibranti.

Suscita più interrogativi
nelle menti dei bambini.
Intrattiene gli dei lanciando
missili e proiettili
in cielo.

Pianta mine nei campi
semina buche e vuoti d’aria
sollecita le famiglie a emigrare
affianca i sacerdoti
quando maledicono il diavolo
(disgraziato, la sua mano è ancora infuocata. Brucia.)

La guerra è inarrestabile, giorno e notte.
Ispira i lunghi discorsi dei tiranni
conferisce medaglie ai generali
e argomenti ai poeti.

Contribuisce all’industria di arti artificiali
fornisce cibo alle mosche
aggiunge pagine ai libri di storia
mette sullo stesso piano vittima e assassino.
Insegna agli innamorati come si scrivono le lettere
insegna alle ragazze ad aspettare
riempie i giornali di storie e fotografie
fa rullare ogni anno i tamburi per festeggiare
costruisce nuove case per gli orfani
tiene occupati i costruttori di bare
dà pacche sulle spalle ai becchini
sorride davanti al capo.

La guerra lavora molto
non ha simili
ma nessuno la loda.