I versi sono come i figli. Crescono nelle viscere con rumori segreti, soffrono dentro di te, si ammalano, poi inaspettatamente crescono, un giorno ti si rivoltano contro, contro di te che hai dato loro vita, finché poi se ne vanno per sempre e non sono più soltanto tuoi. Titos Patrikios (Atene, 1928), da La resistenza dei fatti (Crocetti, 2007)
Tra tutta questa morte che è venuta e viene,
guerre, esecuzioni, processi, morte e ancora morte
malattie, fame, fatalità fatali,
amici e nemici assassinati da sicari,
stroncature sistematiche e cronologi pronti,
la vita che vivo è quasi un dono.
Un dono della sorte, se non un furto della vita altrui,
perché la pallottola a cui scampai non andò a vuoto,
ma colpì l’altro corpo che si trovò al mio posto.
Così, come un dono immeritato, mi fu data la vita,
e tutto il tempo che mi resta
è come se mi fosse stato regalato dai morti
per narrare la loro storia.
(Atene, 1928),
da La resistenza dei fatti (Crocetti, 2007)
Gli anni poi passeranno masse di monti e pietra si frapporranno tutto sarà dimenticato come si dimentica il cibo quotidiano che ci tiene in piedi. Tutto, tranne quell’istante in cui sul metrò affollato ti aggrappasti al mio braccio. Titos Patrikios (Atene, 1928), da La resistenza dei fatti (Crocetti, 2007) Oltre alla testimonianza civile, all’amicizia, al viaggio, al mito, un altro sguardo presente nella poetica di Patrikios è l’eros. O l’amore. Patrikios, sempre fedele al metro libero, non potrebbe mai scrivere d’amore alla Prévert o alla Neruda. Quando sviluppa questo tema il suo verso è piano, colloquiale, dove tuttavia prende corpo una potente forza espressiva. Ciò è dovuto, appunto, proprio all’assenza del simbolico, sostituito dal metaforico. Così il passato, come nel caso del componimento “Metrò” (datata 1959), non è mai usato per un esclusivo raffronto nostalgico. La capacità di Patrikios, alla maniera di Szymborska, sta nel “potenziare” ogni attimo che passa, nella possibilità di distinguere ciò che rimane da ciò che ci attraversa. Molto sarà dimenticato, ci dice il poeta, escluso ciò che ci ha indirizzato (o costretto) a una predisposizione attiva nei confronti della vita. Non sono necessari grandi eventi per tali scopi. È l’istante votato all’eccellenza che conta, rintracciabile anche nel semplice ricordo di un viaggio in metrò. Mary Barbara Tolusso
Era naturale che quando a Siracusa gli Ateniesi subirono una disfatta a Pechino non ne arrivasse affatto la notizia. Come ai giorni nostri è naturale che il mio vicino non venga a sapere nulla dei disastri che succedono accanto a lui. Trovo parimenti naturale che in ritardo io prenda contezza di tutte le contrarietà che accadono in me. Malgrado i progressi della tecnologia, i milioni di abitanti di Pechino, gli innumerevoli miei vicini ed io stesso tardiamo ad apprendere le novità. Titos Patrikios (Atene, 1928), da La resistenza dei fatti (Crocetti, 2007)
Ecco il più prezioso verso d’Omero di Chio: quale la tempra delle foglie, tale d’uomo. Molte orecchie l’hanno accolto, il verso, ma pochi cuori in petto umano. Scudiera a ogni uomo è la speranza, che si radica nei petti giovanili. Finché un uomo ha l’incantato fiore della fresca età, ha sangue caldo e lieve e, in mente, mondo d’irreali cose: non ha pensiero d’invecchiare, d’arrivare a morte. Finché c’è salute, il male non s’affaccia nei pensieri. Stupidi, con la mente inerte: e non sanno che poco è il tempo in fiore della vita per chi ha morte in sé. Tu no. Tu l’hai capito: al limitare della vita, tu sta’ saldo, sappi assaporare, nel profondo, i beni. fr. 29 D. Traduzione di Ezio Savino
Afrodite, trono adorno, immortale, figlia di Zeus, che le reti intessi, ti prego: l’animo non piegarmi, o signora, con tormenti e affanni. Vieni qui: come altre volte, udendo la mia voce di lontano, mi esaudisti; e lasciata la casa d’oro del padre venisti, aggiogato il carro. Belli e veloci passeri ti conducevano, intorno alla terra nera, con battito fitto di ali, dal cielo attraverso l’aere. E presto giunsero. Tu, beata, sorridevi nel tuo volto immortale e mi chiedevi del mio nuovo soffrire: perché di nuovo ti invocavo: cosa mai desideravo che avvenisse al mio animo folle. “Chi di nuovo devo persuadere a rispondere al tuo amore? Chi è ingiusto verso te, Saffo? Se ora fugge, presto ti inseguirà: se non accetta doni, te ne offrirà: se non ti ama, subito ti amerà pur se non vuole.” Vieni da me anche ora: liberami dagli affanni angosciosi: colma tutti i desideri dell’animo mio; e proprio tu sii la mia alleata.
Simile a un dio mi sembra quell’uomo che siede davanti a te, e da vicino ti ascolta mentre tu parli con dolcezza e con incanto sorridi. E questo fa sobbalzare il mio cuore nel petto. Se appena ti vedo, sùbito non posso più parlare: la lingua si spezza: un fuoco leggero sotto la pelle mi corre: nulla vedo con gli occhi e le orecchie mi rombano: un sudore freddo mi pervade: un tremore tutta mi scuote: sono più verde dell’erba; e poco lontana mi sento dall’essere morta. Ma tutto si può sopportare…
Il fuoco di Cartesio, il fuoco di Pascal, la cenere, la scintilla. Di notte brucia un falò invisibile, il fuoco, che ardendo non distrugge ma crea, come se in un attimo volesse restituire ciò che le fiamme hanno rubato in molti continenti, la biblioteca di Alessandria, la fede dei Romani ed il terrore di una bimba in Nuova Zelanda. Il fuoco come gli eserciti dei Mongoli devasta e brucia le città di legno e di pietra, e poi eleva case leggere e palazzi invisibili, impone a Cartesio distruggi la filosofia e costruiscine una nuova, si tramuta nel roveto ardente, sveglia Pascal, percuote le campane e le fonde per eccesso di zelo. Avete visto come legge i libri? Pagina per pagina, lentamente, come chi ha appena imparato a sillabare. Fuoco, fuoco, il fuoco eterno di Eraclito, l’avido messaggero, il ragazzo dalle labbra nere come bacche. Traduzione diValeria Rossella Poesia n. 200 dicembre 2005 400 poeti del 900 Crocetti Editore 2005
Ne è passato di tempo da che s’udì l’ultima pioggia sopra i ramarri e le formiche. Ora il cielo arde a perdita d’occhio i frutti si dipingono la bocca, i pori della terra si aprono piano piano e accanto all’acqua che stilla sillabando una poderosa pianta guarda negli occhi il sole !
La piu grande biblioteca online di poesie in italiano