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Fammi essere forte

Sylvia Plath

Sylvia Plath

Fammi essere forte,
forte di sonno e di intelligenza
e forte di ossa e fibra;
fammi imparare,
attraverso questa disperazione,
a distribuirmi:
a sapere dove e a chi dare
a riempire i brevi momenti
e le chiacchiere casuali
di quell’infuso speciale
di devozione e amore
che sono le nostre epifanie.
A non essere amara.
Risparmiamelo il finale,
quel finale acido citrico aspro
che scorre nelle vene
delle donne in gamba
e sole.

Magari

Nadia Anjuman

Nadia Anjuman

A voi, ragazze isolate del secolo
condottiere silenziose, sconosciute alla gente
voi, sulle cui labbra è morto il sorriso,
voi che siete senza voce in un angolo sperduto, piegate in due,
cariche dei ricordi, nascosti nel mucchio dei rimpianti
se tra i ricordi vedete il sorriso
ditelo:
Non avete più voglia di aprire le labbra,
ma magari tra le nostre lacrime e urla
ogni tanto facevate apparire
la parola meno limpida.

In piedi, signori, davanti ad una donna

Anonimo

Per tutte le violenze consumate su di lei
per tutte le umiliazioni che ha subito
per il suo corpo che avete sfruttato
per la sua intelligenza che avete calpestato
per l’ignoranza in cui l’avete lasciata
per la libertà che le avete negato
per la bocca che le avete tappato
per le ali che le avete tagliato
per tutto questo
in piedi, Signori, davanti ad una Donna.
E non bastasse questo
inchinatevi ogni volta che vi guarda l’anima
perché Lei la sa vedere
perché Lei sa farla cantare.
In piedi, Signori, ogni volta che vi accarezza una mano
ogni volta che vi asciuga le lacrime
come foste i suoi figli
e quando vi aspetta
anche se Lei vorrebbe correre.
In piedi, sempre in piedi, miei Signori
quando entra nella stanza e suona l’amore
e quando vi nasconde i dolore e la solitudine
e il bisogno terribile di essere amata.
Non provate ad allungare la vostra mano per aiutarla
quando Lei crolla sotto il peso del mondo.
Non ha bisogno della vostra compassione.
Ha bisogno che voi
vi sediate in terra vicino a Lei
e che aspettiate che il cuore calmi il battito
che la paura scompaia
che tutto il mondo riprenda a girare tranquillo
e sarà sempre Lei ad alzarsi per prima
e a darvi la mano per tirarvi su
in modo da avvicinarvi al cielo
in quel cielo alto dove la sua anima vive
e da dove, Signori, non la strapperete mai.

Donna che lotta per la libertà

Antigone Kefala

Antigone Kefala

Aveva combattutoper la libertà,disse
accendendo il fornello del gas.
Sulle montagne abbiamo combattuto…
giorni gloriosi…
testarda nelle parole
affaticata nella cucina trascurata
con il frigorifero ingiallito
e la fotografia sbiadita
del marito scomparso.
La casa piena di cupe
stanze soffocate di tappeti.

uscimmo nella bassa veranda
le calze pesante nero pece
il vestito a trama grezza
il blu indaco di qualche fiore selvagio
i vicini che ancora dormivano la domenica.
Ritorna,disse
guardando la strada ventosa
e il Municipio acquattato
sulle sue gambe d’elefante,
torna ancora.

Casalinga

Anne Sexton

Anne Sexton

Certe donne sposano case.
È un altro tipo di pelle; ha un cuore,
una bocca, un fegato e movimenti intestinali.
Le pareti sono stabili e rosa.
Guarda come sta in ginocchio tutto il giorno,
a lavarsi fedelmente.
Gli uomini entrano con la forza, risucchiati come Giona
nelle loro madri carnose.
La donna è madre di se stessa.
È questo che conta.

Giovane

Anne Sexton

Anne Sexton

Mille porte fa
quando ero una ragazzina solitaria
in un’enorme casa con quattro
garage e se ben ricordo
era estate,
di notte mi sdraiavo in giardino,
il trifoglio raggrinzito sotto di me,
le sagge stelle distese sopra di me,
la finestra di mia madre un imbuto
da cui usciva un calore giallo,
la finestra di mio padre, socchiusa,
un occhio dove passa chi dorme,
e le assi della casa
erano lisce e bianche come cera
e probabilmente milioni di foglie
navigavano come vele sui loro strani gambi
mentre i grilli ticchettavano all’unisono
e io, nel mio corpo nuovo di zecca,
non ancora di donna,
facevo domande alle stelle
e credevo che Dio potesse veramente vedere
il calore e la luce colorata,
i gomiti, le ginocchia, i sogni, la buonanotte.

La bocca fiorisce come un taglio

Anne Sexton

Anne Sexton

La bocca fiorisce come un taglio.
Sono stata maltrattata tutto l’anno, notti
noiose, con nient’altro che ruvidi gomiti
e delicate scatole di Kleenex che dicono piagnona
piagnona, stupida!
Fino a oggi il mio corpo era inutile.
Ora si strappa da ogni parte.
Strappa via gli indumenti della vecchia Mary, nodo
dopo nodo
ecco: ora è colpito in pieno da questi fulmini elettrici.
Zac! Una resurrezione!
Un tempo c’era una barca, tutta legnosa
e disoccupata, senza il mare sotto di lei
e bisognosa di una verniciatura. Non era altro
che un mucchio di assi. Ma tu l’hai issata, l’hai armata.
È stata prescelta.
I miei nervi si sono accesi. Li sento come
strumenti musicali. Dove c’era silenzio
tamburi e archi suonano irrimediabilmente Sei
stato tu a farlo.
Puro genio all’opera. Tesoro, il compositore è entrato
nel fuoco.

Le parole

Anne Sexton

Anne Sexton

State attenti alle parole,
anche a quelle miracolose.
Per le miracolose diamo il meglio,
brulicano alle volte come insetti
lasciando non un pizzico ma un bacio.
Possono essere buone come le dita.
Possono essere affidabili come le rocce
su cui mettiamo il sedere.
Ma possono essere sia margherite che ferite.
Eppure io le amo.
Sono colombe cadute dal soffitto.
Sono sei arance sacre appoggiate in grembo.
Sono gli alberi, le gambe dell’estate,
e il sole, con il suo volto appassionato.
Eppure spesso mi deludono.
Ho così tanto da dire,
così tante storie, immagini, proverbi, ecc.
Ma le parole non ce la fanno,
mi baciano quelle sbagliate.
A volte volo come un’aquila
ma con le ali dello scricciolo.
Provo comunque a prendermene cura
e ad essere gentile.
Uova e parole vanno maneggiate con cura.
Una volta rotte non si possono
riparare.

Quando l’uomo entra nella donna

Anne Sexton

Anne Sexton

Quando l’uomo
entra nella donna,
come un’onda che addenta la spiaggia,
ancora e ancora,
e la donna spalanca la bocca di piacere
e le brillano i denti
come un alfabeto,
il Verbo appare mentre munge una stella,
e l’uomo
dentro la donna
stringe un nodo
così da non essere
mai più separati
e la donna sale su un fiore
ne ingoia lo stelo
e il Verbo appare
a liberare i loro fiumi.
Quest’uomo,
questa donna
nella loro duplice fame,
cercano di spingersi oltre
la cortina di Dio
e per un attimo ci riescono,
ma Dio
nella Sua perversità
scioglie il nodo.