Giorno dopo giorno declinano gli dei e sfumano le loro immagini negli anni e nei secoli e nessuno ora sa più chi sia dio, chi sia uomo. Nel ervello dell’uoo dio si è raihiato e con la mano si batte le tempia per il rimorso e, pieo d’ira, gridado si hiede:
Che osa ai ho reato?
E l’uaità o sa più se dio sia una sua creatura o se sia lei creatura di dio, a s’aorge he è folle meditare su un idolo che non risponde.
Un cielo inospitale copre il tuo volto e una primavera ostile non ti conduce al verde una luna gelida trafigge gli orizzonti teneri e si ubriaca nell’origine delle tue notti (notti colpevoli di grida e fughe) tu esisti perché ti nomino tu cammini perché io ti raggiungo dalle tue labbra fioriscono uccelli nelle tue dita bruciano astri entro nei sentieri del tuo nome all’alba ed esco dal tuo sogno nel crepuscolo voglio essere eco della tua voce custode delle tue ceneri che attraversano le mie
Tu esisti di fronte all’inverno come una ferita. Immobile e forestiera in uno spazio imperfetto, mai ospitale, aspettando che il silenzio uniforme della sabbia ti parli del segreto. Non ti stordire dei fiumi vaganti e dei nuovi alberi che prima non c’erano. D’intorno continuerà la caducità delle cose, la scomparsa dei poeti che legano il cielo alla terra. È detto che moriremo nelle terre opposte. I miei anni: fuga nell’ignoto e risvegli spaventati nella notte.
i vetri oscurati entro quattro salici sono piovuti gli anni della mia prima giovinezza tra mille sigarette e qualche poesia
questo era il microclima, per farsi su un sorriso per la vita quella era la coppa delle promesse da bere d’un fiato il resto del dramma erano schegge otturanti i denti antichi del destino
scorrazzavano i cani del vento inodori e condividevamo il massimo splendore di quei giorni munifici, di partenze e arrivi di ore dorate scandite da esili lancette nere quiete fango e amori
lo Snack è il Cimbali dei miei ricordi ancora, formulata con magia mi bolle in testa aromatica la frase in nome di Kafka, bevi quel caffè!
Eccomi di nuovo tornato nella Scutari dei re Eretta pietra su pietra Sulle nude spalle Di una donna Dai fratelli traditori.
Sui rami della pioggia cantano gli uccelli Sotto il grande albero del mezzodì Le foglie cadono a ingiallire la mia anima.
Poi, Io le scaravento al cielo per fare un autunno Ma tu non ci sei più…
Ora sei negli albori delle stagioni per ciò non ti tocca più il gioco d’aria e di sole che assurge sulle nubi come su un altare pagano.
Appaiono Nel vespro le rose tessute di sole Ahi ora persino le rose mi ricordano i camion con i ragazzi uccisi Com’erano belli e giovani mio Dio! Arrivederci ragazzi su un pianeta senza dittatura
Nell’aria Appaiono i patriarchi della poesia albanese Bogdani, Fishta, Mjeda e Migjeni I miei padri vagano per l’aria perché hanno i sepolcri infranti.
Ora Pure il marmo della mia voce è infranto Ora Che è scesa la sera e la statua della notte bussa sulla vecchia finestra
Dai vetri franti.
La piu grande biblioteca online di poesie in italiano