Archivi tag: Poesia albanese contemporanea

Versi Liberi

Migjeni

Migjeni

 

Giorno dopo giorno declinano gli dei e sfumano le loro immagini negli anni e nei secoli e nessuno ora sa più chi sia dio, chi sia uomo.
Nel ervello dell’uoo dio si è raihiato
e con la mano si batte le tempia per il rimorso
e, pieo d’ira, gridado si hiede:

Che osa ai ho reato?

E l’uaità o sa più
se dio sia una sua creatura o se sia lei creatura di dio,
a s’aorge he è folle
meditare su un idolo che non risponde.

Un maglione

Visar Zhiti

Visar Zhiti

 

Se tu sapessi, amore,
quanto ti ama il mio cuore.
I tuoi lunghi capelli taglieresti,
e un maglione per me faresti

– Che te ne pare di questo stornello,
scritto da un detenuto? –
chiesi a un compagno di cella.

– Poveretto, avrà avuto freddo! – mi disse
e tacque.
Il tempo, maglione strappato,
lascia penetrare il vento nelle ossa della patria.

Un cielo inospitale

GEZIM HAJDARI

GEZIM HAJDARI

 

Un cielo inospitale copre il tuo volto
e una primavera ostile non ti conduce al verde
una luna gelida trafigge gli orizzonti teneri
e si ubriaca nell’origine delle tue notti
(notti colpevoli di grida e fughe)
tu esisti perché ti nomino
tu cammini perché io ti raggiungo
dalle tue labbra fioriscono uccelli
nelle tue dita bruciano astri
entro nei sentieri del tuo nome all’alba
ed esco dal tuo sogno nel crepuscolo
voglio essere eco della tua voce
custode delle tue ceneri
che attraversano le mie

Tu Esisti

GEZIM HAJDARI

GEZIM HAJDARI

 

Tu esisti di fronte all’inverno
come una ferita. Immobile e forestiera
in uno spazio imperfetto, mai ospitale,
aspettando che il silenzio uniforme della sabbia
ti parli del segreto.
Non ti stordire dei fiumi vaganti e dei nuovi alberi
che prima non c’erano. D’intorno continuerà la caducità
delle cose, la scomparsa dei poeti che legano
il cielo alla terra.
È detto che moriremo nelle terre opposte.
I miei anni: fuga nell’ignoto e risvegli spaventati nella notte.

Tigli

Nerinda Hysa

Nerinda Hysa

 

Le case con slanci primaverili
si svegliarono
dalla fanghiglia forestiera…

Il praticello è libero
così come le farfalle…

Si corre…
Oasi ci attendono
alle soglie del mare…

I bimbi si colmano di fiori
Nei piccoli fusti
Posando coroncine sulle chiome levigate

Spesso a notte fonda

GEZIM HAJDARI

GEZIM HAJDARI

 

Spesso a notte fonda
entra una strana voce nella mia stanza,
giunge sempre alla stessa ora
dal profondo di un pozzo scuro.

Siede accanto al mio letto
cupa e minacciosa.
Quante volte mi sono svegliato
in ansia e spavento.

«Non ti spaventare fanciullo –
mi ripete ogni volta al buio –
le ombre che ti si affacciano nei sogni,
non sono che chimere.

Vivrai a lungo da guerriero
tra vipere e corvi.
Per compagni di viaggio avrai
solo spine e pietre.

Vai avanti per la tua strada,
non dar retta ai finti oracoli.
Il tuo seme di contadino
inciderà sul fango albanese.»

Poi si dilegua nel buio
del fondo del pozzo scuro,
per tornare ogni notte alla stessa ora
più cupa e minacciosa.

Snack Bar Mediterran

Astrit Cani

Astrit Cani

 

i vetri oscurati
entro quattro salici
sono piovuti gli anni della mia prima giovinezza
tra mille sigarette e qualche poesia

questo era il microclima, per farsi su un sorriso per la vita
quella era la coppa delle promesse da bere d’un fiato
il resto del dramma erano schegge
otturanti i denti antichi del destino

scorrazzavano i cani del vento inodori
e condividevamo il massimo splendore
di quei giorni munifici, di partenze e arrivi
di ore dorate scandite da esili lancette nere quiete fango
e amori

lo Snack è il Cimbali dei miei ricordi
ancora, formulata con magia
mi bolle in testa aromatica la frase
in nome di Kafka, bevi quel caffè!

Ritorno alla città natia

FREDERIK RRESHPJA

FREDERIK RRESHPJA

 

Eccomi di nuovo tornato nella Scutari dei re
Eretta pietra su pietra
Sulle nude spalle
Di una donna
Dai fratelli traditori.

Sui rami della pioggia cantano gli uccelli
Sotto il grande albero del mezzodì
Le foglie cadono a ingiallire la mia anima.

Poi,
Io le scaravento al cielo per fare un autunno
Ma tu non ci sei più…

Ora
sei negli albori delle stagioni
per ciò non ti tocca più il gioco d’aria e di sole
che assurge sulle nubi come su un altare pagano.

Appaiono
Nel vespro le rose tessute di sole
Ahi ora persino le rose mi ricordano i camion con i ragazzi uccisi
Com’erano belli e giovani mio Dio!
Arrivederci ragazzi su un pianeta senza dittatura

Nell’aria
Appaiono i patriarchi della poesia albanese
Bogdani, Fishta, Mjeda e Migjeni
I miei padri vagano per l’aria perché hanno i sepolcri infranti.

Ora
Pure il marmo della mia voce è infranto
Ora
Che è scesa la sera e la statua della notte bussa sulla vecchia finestra

Dai vetri franti.