Stanotte liberami dalla verità dello specchio Chiamami, perché la notte sta per finire, e l’alba è già qui In questa spiaggia dove ho confinato me stessa Lascia che io mi riconosca L’inverno ha lasciato una cicatrice azzurra sulle mie spalle Invitami alla verde stagione primaverile Che ne sai della paziente melodia del mio silenzio? Fammi accordare con il flauto L’infausto bruciare della fiamma sta scritto sulle ali della falena Fammi andar via dalla buia moltitudine della creazione Sono già stata condannata al tormento della segregazione Stanotte liberami dalla verità dello specchio
A voi, ragazze isolate del secolo condottiere silenziose, sconosciute alla gente voi, sulle cui labbra è morto il sorriso, voi che siete senza voce in un angolo sperduto, piegate in due, cariche dei ricordi, nascosti nel mucchio dei rimpianti se tra i ricordi vedete il sorriso ditelo: Non avete più voglia di aprire le labbra, ma magari tra le nostre lacrime e urla ogni tanto facevate apparire la parola meno limpida.
Che cosa dovrei cantare? Io, che sono odiata dalla vita. Non c’è nessuna differenza tra cantare e non cantare. Perché dovrei parlare di dolcezza? Quando sento l’amarezza. L’oppressore si diletta. Ha battuto la mia bocca. Non ho un compagno nella vita. Per chi posso essere dolce? Non c’è nessuna differenza tra parlare, ridere, Morire, esistere. Soltanto io e la mia forzata solitudine Insieme al dispiacere e alla tristezza. Sono nata per il nulla. La mia bocca dovrebbe essere sigillata. Oh, il mio cuore, lo sapete, è la sorgente. E il tempo per celebrare. Cosa dovrei fare con un’ala bloccata? Che non mi permette di volare. Sono stata silenziosa troppo a lungo. Ma non ho dimenticato la melodia, Perché ogni istante bisbiglio le canzoni del mio cuore Ricordando a me stessa il giorno in cui romperò la gabbia Per volare via da questa solitudine E cantare come una persona malinconica. Io non sono un debole pioppo Scosso dal vento Io sono una donna afgana E la (mia) sensibilità mi porta a lamentarmi.
Con lo schioppo in spalle Mi hai accolta Scarruffato e coperto di stracci Questo non sei tu Si era deciso Che un uomo su un cavallo rosso… Tu invece mi hai messo in testa Una corona di boccioli di papavero Fiori rossi? E farfalle mezze morte Sono cadute a terra Lasciami andare Mi fai paura Hai nascoste nelle tasche mine Che uccidono la gente Hai buttato il tuo cuore in una buca I tuoi baci hanno la tua voce Che mi arriva stanca e roca: Vieni, andiamo a casa. Se mi baci Le tue mine saranno disinnescate I tuoi fucili I tuoi papaveri Il tuo bacio Diverranno bianche colombe Con un delicato bocciolo nel loro becco.
Brucio le mie labbra E invio le ceneri A te … Tehran, l’autostrada della melodia la musica degli uccelli il mio cuore, brucia le tue labbra e spedisci le loro ceneri a me.
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