Stelvio Di Spigno
A Stefano Dal Bianco
Di una duna che si converte in altre dune,
facendo scempio di ramarri e poltiglie sottomarine,
forse di questo stavo leggendo, ritornando su Ciclo del mare,
e di come anch’io sono passato sotto le carrube
della sera e del male, fino a smarrirmi
nella dolcissima pena – andavo adocchiando, ridacchiando
della mia futura trasparenza, senza infiltrare spiegazioni,
incoraggiando gennaio a seppellirmi
con quel freddo che interpone tra le mani.
E di quanto ha di meschino
lo sbocciare della vita
per chi ha il mandato di salvarsi da solo,
anche questo ho letto, a pagina 68, scansando
i turisti e le camicie estive, i cerotti immischiati
tra le borse da spiaggia e chi insistendo rinasce,
mentre senza salite, nelle ore di passaggio,
il mare ci conduce alla morte e si defila.
(Da Fermata del tempo, Marcos y Marcos, Milano 2015)