Sohrāb Sepehri
Sollevai la testa:
era un’ape che nella mia immaginazione volteggiava
o il movimento di una nube che lacerava il mio sogno?
In uno spaventoso risveglio
sentii una melodia, un marino oscillare,
magnifico quanto il tacere di un sassolino
e mi alzai dai pressi del tempo.
Il grande momento
aveva posato silenzio sulle mie labbra.
Nel sole dei prati schiuse gli occhi un rettile:
i suoi occhi bevvero l’infinità dello stagno.
Un falco trascinò a terra l’ombra del suo volo
e una colomba nella pioggia del sole era in visione.
La spianata dei miei occhi sia il campo della tua parata, o grande panorama!
In questo meraviglioso ribollire, dov’è la goccia dell’illusione?
Le ali hanno perso l’ombra del volo.
Il petalo attende il peso dell’ape.
Palpo la freschezza della terra,
l’umidità di nessun brivido si posa qui tra le mie dita.
Mi avvicino all’acqua corrente,
sussurra l’invisibilità dei due limiti.
Come una melagrana spaccata i segreti sono sbocciati a metà.
Comprendi il germoglio del mio subbuglio
o tu, giovane bocciolo presto conosciuto!
Lode a te, o diafano attimo!
Nella tua infinità volteggia un’ape.