Teti

Rosita Copioli

Rosita Copioli

Un’alba nella secca del mare ho inciampato
in un grumo molle scuro, come una medusa.
Si scosse, si levò, ingigantì, piagata. Della sua veste
non c’era vestito più nero.
Teti, solo quella veste ti rivelava.
Eri piagata, informe, morsa dai pesci e dai granchi,
una crosta di madrepore e di sale,
un corpo qualunque di annegata,
rigettato dalle onde.
Ma eri ancora Teti, eri stata padrona del fuoco,
con il battesimo del fuoco rendevi immortale tuo figlio,
se non c’era Peleo, il tuo marito stolto, il mortale.
Anche così piagata più di una morta, informe, scacciata
dall’Olimpo e dal mare, grumo di puro dolore,
fatta di sale come una dea della morte
o della sapienza dicevi:
“Achille, figlio mio, mai abbastanza ti compenserò per averti fatto nascere
per colpa degli dei, contro la mia volontà. Volevo che fossi immortale
come me, tu sei sempre stato il mio specchio,
e tu lo vedi, ora espio questo dolore eterno, mi struggo e mi dissolvo,
madre delle lacrime,
tua madre dalle acque, che non ti ha salvato con il fuoco,
eroe nella morte, che piangi
la luce.”
da Il postino fedele, Milano, Mondadori, 2008.