Roberto Dedenaro
Tra le quasi macerie di una casa forse ex
Anna parla del padre che raccoglie
legna nella brina vagando fra campi
A voltarsi un tempo terreno
Mani nella brina e pochi voli
nei silenzi d’erba che sono ancora mani
Il legno raccolto buttato veniva dalla gmajna
dono duro duraturo d’oro da accarezzare
con le mani inspessite dai geli.
Io ricordo quel calore
come un regalo di Natale l’intimità
appena violata e già memoria su
per i fianchi grassi del Volnik
a bagnarsi il cotone blu del vestito
Lì l’hanno trovato dopo un giorno
come un bambino nel feto, raccolto
e spento dentro un mite avvallamento
E’ una cartolina dell’ottocento, Il Natale
in cui avremmo sperato di poterci incontrare
E’ il giorno in cui Anna parla del padre
non so se esista o sia mai esistito
forse sono io che vago alla ricerca di legna
corrosa dalla piova e dal vento
è il convincimento che la maceria
sia più resistente e duratura di ogni altra muratura
sia nel suo appartato esile esserci
una metafisica esistenza un’essenza
che balla proiettando ombre
sui terreni resi duri dalle temperature
(1) Legna da ardere, rami, in sloveno
(2) Volnik collina non lontano da Trieste, chiamata pomposamente monte