Roberta Dapunt
Come scrivere altro, altre immagini
se quieta sera mi raccoglie sempre uguale,
che le storie tristemente volute e contorte
rendono simili i versi al dare saggio della propria bravura.
Niente di tutto ciò mi lega, che intorno al corpo
ho intera l’umana condizione, colei che si addormenta
per stanchezza e spessore di mano.
Sottratta vita a ogni profanazione, per sacro sentire
l’odore indubitabile delle mani d’inverno.
È odore di stalla, di latte e di urina,
di fieni concilianti al freddo e nel mite lume
raccogliere in uno sguardo l’ordine in un fienile.
Ciò è per me intelletto, facoltà di intuire il rapporto
nella pratica del rigore. Nulla dipende dai nostri umori soltanto,
niente dalle nostre possibilità creative.
A cosa serve sapere e compiacersi del sapere
se non per distinguere un filo d’erba da un altro.
Da le beatitudini della malattia 2013, Einaudi