Pasquale Di Palmo
Guidare lentamente lungo il dedalo
di strade che si affacciano sul mare
scontroso di questi mattini invernali
senza sapere perché, dove andare.
Ma basta sentirlo
tra le costole, sul palmo
delle mani come stimmate,
sul volto come l’erba
brucata dalle capre,
questo sole lunatico
che aggira pigramente il versante
azzurrino del litorale
per nascondersi tra i rami
folgorati di quel mandorlo
a cui pende, mano
mozzata, il tenero presagio delle gemme.
Poi piomba sul viso, acceca,
portando con sé il pallore
irriducibile di chi non ha pudore.
Da Marine e altri sortilegi (2006)