Paolo Febbraro
Le giovani donne soffrono perché i mariti
d’estate le amano, a sera, quando
più a lungo le guardano nude:
e loro, stanche e accese, li amano pure.
E sentono tendersi il ventre,
spossessarsi di loro, e danno il sangue
in perdite lunghe o in siringhe
sterili, per tradursi in numeri,
e si aprono a sonde che alle viscere
designano urgenze. E la prima
sera d’autunno, nell’istante
in cui il cielo cede e si sgrana
nero, si svegliano magre e arrochite
e il dolore attento le presidia
salendo dai fori che alle pance
giovani e bianche hanno tolto
vita e insidie. Sussurrano allora
mai più, ed è insieme
l’infanzia che hanno perso e non dato,
l’inverno estraneo che supereranno.
Da Il bene materiale, Scheiwiller 2008