disse la voce

Paolo Febbraro

Paolo Febbraro

 

Disse la voce:
«Sono colui che tolse
il senno a Kant
e gli occhi a Omero.
Fui io che volli incerti
i tratti
al padre di Amleto,
son io la febbre irresponsabile
che colse Alessandro,
il sogno felice
che scatenò Attila
e lo sguardo traverso
che tradì Orfeo.
I piani di battaglia
sussurrai
al vincitore di Waterloo,
Leonardo tormentai
col più folle degli amori.
Con sfavillio di fuoco
persi nel buio
ad Alessandria
secoli di parole,
corsi
sulle trentatré lame
che vollero rosse e famose
le idi di marzo.
Per invidia ho operato
con fredda intelligenza.
Ora me ne vado
in un luogo né bianco né nero
al riparo da ogni profumo
e da ogni pensiero».
«Dèmone, vipera, serpe,
debole amante del nulla,
a te sia dato, infido,
l’irrevocabile oblio».
«Non chiamarmi diavolo,
uomo. Sono Dio».
Da Il secondo fine, Marcos y Marcos 1999, poi in Il bene materiale, Scheiwiller 2008