Preghiere per una terra

Thich Nhat Hanh

 

Thich Nhat Hanh

 

Perdute nelle tempeste
dell’oceano aperto,
le nostre piccole barche vanno alla deriva.
Cerchiamo una terra
durante interminabili giorni e interminabili notti.
Siamo la schiuma
che galleggia sull’immenso oceano.
Siamo la polvere
che vola nello spazio infinito.
Le nostre grida sono sopraffatte
dall’urlo del vento.
Senz’acqua né cibo
i nostri bambini giacciono stremati
e non hanno più la forza di piangere.
Siamo assetati di terra,
ma veniamo ricacciati da ogni spiaggia.
I nostri segnali di soccorso sono Alzati, Alzati,
ma le navi che ci incrociano non si fermano.
Quante barche sono affondate?
Quante famiglie giacciono sotto le onde?
Signore Gesù, ascolti la preghiera della nostra carne?
Bodhisattva Kwan Yin, dio della pietà, ascolti la nostra voce?
Uomini nostri simili, sentite la nostra voce
dall’abisso della morte?
O terra ferma,
quanto ti desideriamo!
Preghiamo che oggi l’umanità sia presente.
Preghiamo che la terra ci stenda le sue braccia.
Preghiamo perché oggi ci venga data speranza
da questo paese.

Torno ad aprire le antiche pagine

Thich Nhat Hanh

 

Thich Nhat Hanh

 

Improvvisamente mi ritrovo nel mio passato.
Il punto di riferimento non è visibile più a lungo
e il sogno dell’altra notte è pieno di immagini illusorie.
I muri che servono a fermare i venti e la pioggia
hanno formato un angolo di spazio accogliente.
Le candele tremolanti
evocano il profumo di incenso della vigilia dell’Anno nuovo.
Piove.
In casa, la cena è servita.
Una manciata di foglie di coriandolo
mi riporta alle forme della madre patria.
Improvvisamente tutte le barriere sono rimosse
grazie alla tempesta di mezzogiorno
ed ogni cosa è rivelata.
Il sole di oggi non è lo stesso di ieri?
Uccelli intravisti contro il colore purpureo della sera.
I due estremi del tempo si uniscono
e mi spingono con tenerezza
verso una nuova apertura.
Il sipario della sera, destinato a catturare spazio,
improvvisamente si trasforma in salici piangenti.
Le nuvole si chiamano l’un l’altra
per un incontro sulla cima dei monti.
Sono tornato. Mi ritrovo ad aprire vecchie pagine.
Un tramonto sfolgorante ha bruciato tutti gli attestati… verbosi mantra si sono dimostrati non avere più forza…
Soffia forte ora il vento. Laggù dove finisce il cielo, sento sbattere le ali di qualche strano uccello.
Io dove sono?
Il punto focale della concentrazione è il ricordo.
La casa più vera è quella d’infanzia, tra le colline erbose.
Le foglie violette del tià-tò
contengono tutto un autunno pienamente maturo.
I tuoi piccoli piedi percorrono il sentiero,
come gocce di rugiada sulle giovani foglie.
Le lettere che ti inviai
risuonano come campane della chiesa.
Un cielo dorato di fiori è contenuto in un solo seme di mostarda.
Ecco, unisco le palme delle mani
e – meravigliosamente – lascio fiorire un fiore nel mio cuore.

Stellina

Thich Nhat Hanh

 

Thich Nhat Hanh

 

Dove sei stata, piccola stella?
Ti ho cercata dappertutto,
Fuori dalla mia finestra, tra le nuvole scure.
Dove sei stata?
Mi sento così smarrito
Come un uccellino sperduto su un’isola nebbiosa.
Piove da molte notti.
La città è così fredda e deserta.
Nella tarda notte sul marciapiede
Vedo le sagome di forme solitarie e bagnate.
Mentre riposo la testa su una pila di libri
Come i poeti antichi,
Ho tentato di evocare la tua immagine.
Dal profondo della mia consapevolezza
Mentre la pioggia e il vento continuano ad infuriare.
Stasera mentre mi chino sulla scrivania,
Con la testa stretta tra le mani,
Non riesco a immaginare che il vento
Abbia portato via tutte le nuvole.
Il cielo è limpido.
La pioggia ha smesso di desiderare il tuo richiamo.
E ora sono sorpreso di vedere che sei lì
Attraverso la finestra.
Sei ritornata.
Cara piccola stella,
Sei passata attraverso tali tempeste, pioggia e vento.
Dove sei andata?
Per quanto tempo e in quale strana terra
Hai pianto?
Sei tornata.
I tuoi occhi sono ancora smarriti per la sorpresa
Mentre mi osservi attraverso la finestra.
Dove sei stata in questi giorni di tempesta?
Il tuo piccolo corpo maltrattato da innumerevoli venti
Rabbrividisce ancora di freddo.
Mentre riposi tranquilla sul fondo di una coppa di cristallo,
Con le lacrime agli occhi, ricordi.
“Oggi il Regno dei Cieli ha dato
Una grande festa con migliaia di stelle.
Il cielo è limpido e
Tutte le nuvole si sono dissolte.
Sono salita su fino a quel regno
E mi sono inginocchiata per il nostro paese e ho pregato
Che l’angoscia, le uccisioni,
I disastri delle inondazioni, del fuoco e della crudeltà
Terminassero nel nostro povero paese”.
La tua voce ha raggiunto milioni di stelle
Che hanno trasformato tutto in splendide lacrime
Tremolanti nell’aria.
Ringrazio profondamente diecimila piccole stelle
La cui fede è forte come il diamante.
Siete come fiori in boccio,
Che scintillano simili a brillanti nell’ampio regno della coscienza.
Mia stellina, sei tornata a casa.
Con le lacrime agli occhi,
Ti chiamo per nome.
E sento calore nel mio cuore.

Esistenza

Thich Nhat Hanh

 

Thich Nhat Hanh

 

E’ notte.
Sul tetto crepita la pioggia.
L’anima fa aprire
gli occhi ad una terra inondata.
Un mare di tempesta
che ruggisce
e poi scorre.
In quel breve momento
si muovono linee e forme
galleggianti
a vista, apertamente.
Prima che il momento passato si incrina
e cade nella malinconia,
una risata risuona
nelle quiete gocce di pioggia.

Oriente e occidente

Thich Nhat Hanh

 

Thich Nhat Hanh

 

Con dolcezza
oltre il cancello
scorre il fiume. Le nuvole viaggiano
come ricordi d’infanzia.
Nell’orto fiammeggiano
i fiori di senape, mentre le ultime farfalle
svolazzano.
Sotto il sole cocente, un firmamento
tra le sue braccia, le sue e le mie.
I fiori di pompelmo tra i miei capelli
non sono un profumo strano per lui.
Notte e giorno, le mie piccole mani
seguono l’anima del calligrafo
che offre la sua penna
per insegnare ai bambini –
Rive e monti ancestrali sulle mie spalle.
Due culture, Oriente e Occidente,
trascinano insieme quel palo su di loro…
Il gallo canta e sui cuscini
il cuore mormora: “Sarà l’alba laggiù?”
Per tutto l’inverno
sotto la cenere cova il fuoco
e si scalda la nostra fede.
Lui canta poesie e la voce
risuona chiara nel cielo nevoso.
Per mantenere vivo il futuro,
lui sceglie piatti di sottaceti e riso.
Quando la primavera torna sulle colline,
il cielo – come gli occhi – è blu
e lontano esplodono i boccioli dell’Albero-di-Fiamma (Brachychiton acerifolius).
Metà mondo d’amore
si sta aprendo.

Ecco le mie mani

Thich Nhat Hanh

 

Thich Nhat Hanh

 

Ecco le mie mani.
Accetta che io te le ridia,
anche se prego
non vengano ancora schiacciate.
Sono tornato, docile, arreso,
senza rancore per questa grande sofferenza.
Sono nato sotto la tua stella.
Sono nato per voi. Sono nato
per vivere 10mila vite
col cuore di un bambino.
Ecco le mie mani,
che sono anche il mio cuore, la mia mente,
la mia vita – tutto ciò che resta. Unica
mia forza è stato aver sanguinato
sui tasti dell’amore.
Ecco le mie mani.
Accetta che io te le ridia. Ricorda,
nostra madre ci insegnò ad amare
l’erba secca delle tombe, così come
le rose in fiore.
Per loro,
come per ogni cosa,
l’amore è
la rugiada immacolata del mattino.
Ecco le mie mani.
Col capo chino, te le rendo.
Guarda, le vecchie ferite devono ancora guarire.
Hanno sangue fresco e sui polpastrelli
può restare un po’ dell’ anima,
come resta la rugiada lucente
sui fili tremanti dell’erba.
Ecco le mie mani,
di nuovo rinate,
ma ancora ferite.
Ed ecco il mio sorriso,
di uno che non ha mai odiato.
Ed ecco il mio cuore, puro
attraverso il tempo.
Ecco le mie mani
che ti riporto da curare sotto le bende.
Prego che
non verranno ancora schiacciate.
E invito le stelle
a farmi da
testimoni.

Babita, l’ex intoccabile

Thich Nhat Hanh

 

Thich Nhat Hanh

 

I suoi occhi spalancati.
mentre trova un nido tra le mie braccia,
col corpo tutto scossoni,
un pianto fatto di minuscoli lamenti.
Babita non osa nemmeno gridare forte.
E’ stata portata qui di corsa,
come verso un santuario sacro.
Ho le mani che tremano
mentre provo ad accarezzarle i capelli
e mormoro parole carezzevoli
che lei non può capire.
Ma piano piano Babita prende a calmarsi,
si calma e poi
riposa quieta, tra le mie braccia.
Cara, vorrei prendere tra le braccia
tutti i piccoli orfani
di due anni e mezzo come te.
L’hanno lasciata qui per raggiungere la rivoluzione.
Babita può aspettare mesi
senza il latte della madre, o
sguazzare nel fango del cortile, o
giocare tra escrementi,
col moccio che le cade dal naso.
Babita è ancora giovane.
Babita può aspettare
la vittoria della rivoluzione.

Nuovo Borgo

Thich Nhat Hanh

 

Thich Nhat Hanh

 

Niente fiammiferi stamattina e
il mio camino è freddo, come
un panno umido. E’ autunno.
Il mio dipinto è a buon punto.
Andrò dal vicino a chiedere di accendere.
(ve lo ricordate come si faceva da ragazzi?)
Vuoi sapere che succede se il vicino non ne ha?
“Andremo insieme a cantare…”
Ricordo cosa mi diceva mia madre
e chiederemo di andare giù fino al nuovo borgo.
E ricordati di cantare, sono sicuro
che qualcuno nel nostro borgo ha ancora del fuoco.
Alzate le mani e ditemi la verità:
“Credete come me che qualcuno laggiù
tiene vivo il fuoco?”
So di misere soglie di porte dove però
un fuoco viene tenuto sempre acceso
grazie alle bucce del riso nel braciere.
Ricordo cosa diceva mia madre.
Non disturberò la buona terra.
Poggerò una manciata di paglia
con gentilezza sulle bucce
e aspetterò che salga il fumo.
Poi con un soffio deciso, ravviverò la fiamma.
Fratello, stai tornando da un lungo viaggio.
Sentirai nel cuore un bel calore osservando quel fil di fumo sopra la casa di paglia.
Vieni al nostro villaggio, ti aspettiamo.
Nostra sorella ha saputo mantenere il fuoco nel vecchio braciere.
La tua nave segue senza esitazione
la corrente
sotto la luce protettiva delle stelle.
La nave prosegue il cammino. Non c’è
da preoccuparsi se scende la nebbia.
Sai che oggi hai abbastanza amore
per fornire amore domani.
Che bel fuoco ora a casa mia.
Venite a visitarci.
Per migliaia di anni, qualcuno ha cercato di costruire
un ponte tra le due rive.
Il dipinto è ormai finito. I colori sono freschi.
Te lo vogliamo mostrare.
Il fuoco crepita in allegria.
Tra poco porteremo altre candele.

Risoluzione

Thich Nhat Hanh

 

Thich Nhat Hanh

 

Voi ci combattete
perché combattiamo con tenacia,
mentre voi vi alimentate di rabbia e violenza
per farvi forza.
Ci maledite
perché non etichettiamo un essere umano
e non gli puntiamo contro il tamburo della rivoltella.
Ci condannate
perché noi non possiamo usare il nostro sangue
per pagare i vostri debiti di avidità;
perché non potete scostarci
dallo stare a fianco di un uomo,
dove stiamo per proteggere tutte le vite.
E ci uccidete
solo perché pieghiamo la testa
davanti alla ragione e all’amore per l’uomo;
perché
tenacemente rifiutiamo
di identificarlo coi lupi.