Hai lasciato nel mio corpo la tua presenza spargendo il tuo incanto nei miei occhi che non si rannuvoleranno di lacrime perché non marcirà per altro tempo la nostalgia divenuta cadavere
ed esploreremo la geografia del nostro amore eterno correggendola se ti apri nuovamente con dolcezza al mio amore vigile e assente accetti che te lo consegni e poi te ne vai
verso il futuro in libertà condivisa con la tua propria vita e amata per sempre.
Immergersi nel silenzio è ciò che distingue coloro che amano con spirito suicida da quelli che solamente sono un sogno breve.
Nel viaggio notturno che intraprendiamo all’interno di un corpo differente un atto d’amore è un fluido urgente di sudore e lacrime e sperma contro la paura
parole disarmate desideri che si perdono nella nebbia di mille notti fra le lenzuola sconvolte dal feroce presente di due corpi che dimenticano.
Tristemente convivo con la tua assenza sopravvivo alla distanza che ci nega mentre costeggio il confine fra due mondi senza decidere quale possa darmi la calma che da me esigo per amarti senza soffrire per la tua indifferenza alla mia ritirata preventiva da una battaglia che già so perduta risoluto a non entrare mai più in te ma non alla tortura di evitarti.
Non voglio nasconderle nulla di me che non avrebbe mai saputo con certezza se io non glielo avessi detto.
Le potrei offrire lo spazio che occupo, le parole, la forza e la fermezza che si alimenta di quest’amore perplesso, in stato di grazia ogni cellula; le ombre conquistate e prigioniere o l’energia suicida del mio dolce concedermi al nuovo territorio inesplorato della sua esistenza appena scoperta. Sereno e deciso, mi rinchiudo senza paura in questo nuovo mondo sconosciuto e provo a risolvere l’incognita della sua indifferenza, il suo mistero, ogni giorno più sonnambulo e inerme il mio sguardo innamorato di lei.
Deve sapere tutto ciò che ancora non sa di me e dei miei cupi pretesti prima che quest’ultimo sogno si mescoli nell’oceano del nulla. Ma continuerà assente o sempre protetta dalla morte in stand by che mi accompagna. Preferirei che ereditasse ciò che ancora avevo prima di scommettere vita, morte e anima in un’unica partita che ho perso; e quando l’esattore verrà a reclamare il debito gli darò l’anima e la morte, lasciando a lei la vita che non ho utilizzato e che ancora si mantiene intatta. Così in qualche modo starei con lei: nel suo corpo su questa terra e il mio al di sotto d’essa.
Chiudi gli occhi, non guardare la fredda superficie delle cose dove solo si rivela un mondo di misere apparenze, un mondo di voglie banali che non sa né conosce cos’è il desiderio. Dimentica che ti hanno insegnato a vedere, chiudi gli occhi e guarda in te, donna distesa al sole, riflessa nella luce.
Nel buio dello sguardo troverai quel che hai dimenticato. Indaga, cerca in te, nel buio fervido dell’anima, una luce nuova… Cercami! Sono io, io, non mi vedi? quel punto radiante amore nel cerchio della tua vita, io, costretto a possederti solo con le parole con la nuda fantasia ma senza il tormento di scivolare arreso nella morte.
Provo ad esorcizzare la tua assenza col ricordo il ricordo col rimpianto ma il rimpianto ravviva il desiderio che più punge più accresce il dolore di averti perduta. Così ti perdo due volte e perdendoti mi perdo perché non ho pace e mi danno dannandoti, donandoti in quest’ora amara il mio corpo e la sua ombra il mio sangue in lacrime e in versi sciolto, in queste parole di rimpianto. Piango i persi giorni foglie del tempo che un vortice (tuo sguardo) strappò dal ramo spoglio della vita per farne dono alla tua libertà perché tu ne eri degna, tu sola, mia pena inespiabile e segreta.
Se non è stato solamente un sogno chinarmi sul tuo corpo, sulle tue labbra, io con tutta la forza del mio desiderio ora ancora ti stringo e ti possiedo, felice tu d’essere stretta e posseduta, perché possederti anche quando, lontana, solo mi pensi è la grazia che l’amore ti dà ogni giorno, rinnova ogni notte.
Che sguardo tuo m’incise dentro la prima volta? Che parola, appena pronunciata, il sortilegio che mi vinse? M’accecano occhi che non mi stanco di guardare. Mi ferisce d’amore la tua mano.
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