Ignoriamo i disegni delluniverso. Lalba tarda a far chiaro. E ogni mattina state lì a ricordarci le spine, ma a poco servono informazioni ansiogene di appelli discorsi obliqui e cappe nere. Penso alla vita per i morti Penso alla vita per i vivi. Penso a chi si perde nel vuoto e non cè grazia per nessuno nessuna traccia sulla terra. Tanto vale con ostinato rigore frapporci tra noi e la fine: resistere come la ginestra sotto il peso franoso della lava.
Le gemme sul punto di fiorire al primo vento cadono. Il silenzio diviene rombo spietato confonde itinerari sullacqua nel deserto bianco dellattesa. Sa lAquila cosa cè nellabisso?
Occhieggia lalba in mezzo al porto. Il silenzio infranto delle onde le rauche lingue dei gabbiani implodono lontane in mezzo al mare tagliano a colpi dascia dolore sopra dolore. Io da qui vedo impronte diradarsi vedo cose e mi lascio attraversare con una distanza sempre più lieve dal candore feroce delle tue mani. Si tocca il fondo di tanto in tanto per il troppo bene e non cè altra parola tra il vento e lacqua più forte e chiara come un fiume che scorre verso il mare.
Mi fiorisce Stamane sale marino si annoda alle tempie come un riparo ma solo spruzzi nelle mie mani increspate e poi il boato [ devi fidarti il sole ancora brilla come un sacramento tra le foglie] Nel flusso si percepisce il mondo. Sulla pelle il marchio di un dolore ci lega giorno dopo giorno come indaco buio volteggia. Lembi di passato scrutano fino a farmi male, orizzontalmente si macerano veglie come calice di un veleno che non promette scampo. Acini di alfabeti dispersi si flettono dentro le venature delle mie gote sempre più sottili Ma le tempie del mare balenano mia madre in dissolvenza, i tratti del suo viso lancora della sua fermezza su margine in frantumi di silenzi. Ecco. Assaporo il pane caldo delle mie mestizie. Intanto mi fiorisce dentro aprile.
Tu ascolti solo partiture. La nudità delle foglie e il pudore del verde, vibrazioni di arterie che precedono il silenzio, amaro scampanio di vertebre nellincavo di pause e nel mio tempo. Niente ti trattiene. Mi percorri con le ansie del domani mentre un pendio di tigli germoglia e poi scompare, carnale e mistico il vento intesse parole incise nel vuoto, possibile fine o improvviso senso. Ti ostini a pulsare nel mio ventre, via obbligata del fondale fino a sfiorare la sponda risanata, lo sguardo umano la carne inafferrabile lassenza.
Resisteremo a questo gioco di ombre
ai dubbi al vivere sadico di attese
ai fraintendimenti strabici di un anno
brucato di assenze e di vuoti da riempire. Un giorno sapremo apprezzare forse
anche il nostro esilio le vite deformate
la carezza dei libri le telefonate le sere
di sconcerto senza luna e nel sangue
le morti voraci che il cuore non regge.
Divenire è vivere vorace cambia luce
come in ogni tempo pulsa assedia
ma il futuro trabocca ogni immaginare.
Cè una tristezza antica nelle ossa. Attraversa i corpi e le giunture gli intonaci delle case nei luoghi [a noi noti sfavilla in lievi cerchi tra le travi in ogni androne nelle sale daspetto sugli scaffali nei carteggi impolverati. Ci prende tutti nella luce e nellombra. Si libra nel cielo e cade con la pioggia sulla terra bagnata senza rumore ai bordi delle cose sulla radura [tra i vicoli dentro il presente che divora. Cè una tristezza antica [in questa fine estate. Ecco. Vedi si cercano risposte oltre la pelle a metà tra due roghi mentre le sterpaglie balbettano e dal ventre dellEtna in rivolta [epos corale sale.
Sapete, abbiamo flussi di fango da estirpare lapilli di lava e ginepri neri lungo i secoli. Quanto a me un fuoco serpeggiava nelle ossa: ma non immaginavo una voce finché ho riposto nel mio seno lodore della sua pelle come a stornare da lampi di biancospini linverno vissuto in continua guerra a debita distanza come aceri rossi che in un soffio ora volteggiano deserti intorno al vento. Sapete, mi sveglio al mattino scrutando ogni foglia sul ramo più basso di quel che è disperso fra noi.
Non si muore che soli come puntute foglie quando basterebbe lo sguardo colmo di un melo in fiore e il coraggio di un cigno dalle ali distese in pieno volo *** Ho sognato inutilmente nel grigio immobile credendo di essere a un passo dalla luce quella di Vermeer che non va scemando Solo dio sa con quale sguardo puntavo al sole ma a sera pietoso filtrava un domani già passato come un miraggio senza la visione ***
Tu credi che sia inerte in questo silenzio ma è nel silenzio che il sangue pulsa incandescente dentro feritoie straniere per scandire geometrie di spazi in sordina nel soffio ancestrale di un secolo in rovina Nel silenzio cè odore dincenso e chiarore a dare voce a nuova voce per non morire
Non si muore che soli come puntute foglie
quando basterebbe lo sguardo colmo
di un melo in fiore e il coraggio di un cigno
dalle ali distese in pieno volo
*** Ho sognato inutilmente nel grigio immobile
credendo di essere a un passo dalla luce
quella di Vermeer che non va scemando
Solo dio sa con quale sguardo puntavo
al sole ma a sera pietoso filtrava un domani
già passato come un miraggio senza la visione
***
Tu credi che sia inerte in questo silenzio
ma è nel silenzio che il sangue pulsa
incandescente dentro feritoie straniere
per scandire geometrie di spazi in sordina
nel soffio ancestrale di un secolo in rovina
Nel silenzio cè odore dincenso e chiarore
a dare voce a nuova voce per non morire
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