Di vita venti circa anni ancora, così tanti? Specifichiamo allora: inverni venti circa venti circa primavere, così poche? circa sole venti volte è già natale, venti andare al mare? è così poco venti due decine sole e mentre dici venti il vento ruba siamo a diciannove, a nove – grandi speranze, forsizie rami d’oro, disperazione e resurrezione, venti, che paura entra dentro la regione. Vivian Lamarque (Tesero, 1946), da Madre d’inverno (Mondadori, 2016)
I Non sei venuto questa sera all’appuntamento va bene che c’era un po’ di vento e non ti avevo detto da che parte della stanza e non sapevi poverino l’ora esatta ma solo la sera della settimana non mi ricordo più le cose da quando ti sono stata presentata proprio quella sera che non mi hai notata abbiamo parlato solo due tre volte ti ho detto solo quattro cinque cose nome cognome e che sono separata non puoi saperlo poverino che mi sono innamorata II Nonostante ci fosse un po’ di vento sei venuto questa sera all’appuntamento e mi hai dato due baci sulle guance e mi hai fatto una carezza e un complimento mi gira forte la testa ma non c’entra il vento III Non sei venuto questa sera all’appuntamento eppure non c’era in cielo il vento e ti avevo detto da che parte della stanza e anche son sicura l’ora esatta non mi muovo sto qui ad aspettare un complimento e siccome mi sono innamorata io mi sento con dentro alla testa un po’ di vento. Vivian Lamarque
(Tesero, 1946), da Teresino (Società di poesia, 1981)
a Giorgio Caproni Se sul treno ti siedi al contrario con la testa girata di là vedi meno la vita che viene vedi meglio la vita che va. FINE Vivian Lamarque(Tesero, 1946), daPoesie 1972-2002(Mondadori, 2002) Scelgo per Pordenone una composizione che Vivian Lamarque ha dedicato a Giorgio Caproni. L’autrice ha dichiarato di averla scritta in treno: “Sapete che alcune persone soffrono sedendosi nella direzione opposta a quella del treno, non si sentono bene, ed ho scritto questa poesia”. Da parte mia, aggiungo soltanto che si tratta di un carillon incantato, disarmato, semplicissimo e esemplare, come certi testi del grande poeta che fa da macchinista della quartina. Buon viaggio! Valerio Magrelli
Una foglia e l’altra. Un’altra di diverso colore e nelle mani dalla carne sfiorita le tieni inespresse, costrette solamente alla loro bellezza. Mi sorridi e d’intorno sei sospensione del tempo, un filo d’erba che ignora il suo prato. Incantevole dono il tuo. Da le beatitudini della malattia 2013, Einaudi
Lì in fondo ad ogni ultimo verso improvvisa è la perdita di coscienza. Lettore, io emetto suoni su tempi deboli, che siano essi di giorni riposti o demenza, così l’alcol, così l’amore e la morte. Sono queste le mie verità, lasciano le visioni accese persino al gelo notturno. Che nella notte, io le rumino. ma nel giorno, io di loro mi alimento. Da sincope 2018, Einaudi
sacra benda pietra terreno subito l’uomo ci stabilisce un campo una casa e mette radici ogni roccia porta un nome solo lui non lo porta nome che dura solo lui non dura oltre la tomba nome pronunciato da labbra che non parlano più ma scritto ha valore trascrivere vale
Per il Suo compleanno Le regalo in pacchetto un mio guarito difetto da buttare in fondo al mare Lei con sapienza mi ha curata sono la Sua Vivian quasi risanata. Vivian Lamarque
(Tesero, 1946), da Poesie dando del Lei (Garzanti, 1989)
Le voglio troppo bene? così non va? semplice: toglierò subito il troppo resterà solo il bene quando avrò raggiunto la giusta quantità festeggeremo insieme o soli la mia maturità? Vivian Lamarque
(Tesero, 1946), da Poesie dando del Lei (Garzanti, 1989)
Curo i prati come il pavimento della mia casa, guardo l’erba come il tappeto sul quale allignano i figli e un tempo contento. Non vi è obbligo di appartenenza. Ogni filo d’erba è una spettanza, il diritto per l’umiltà di un altro che l’ha preceduto e che io ho falciato, raccolto e scelto per necessità e dottrina. Pulire i prati è levare loro i sassi e contarli, come un atto di compassione ad ogni riverenza che gli concedi. È raccogliere terra sputata dal fondo e seminarla, di nuovo, in segno di generosità verso essa. È forse un lavoro ingrato e fermo al punto di partenza ma è anche la mia confessione fedele, la coscienza che mi riconosco addosso, di essere qui anche per questo. Da la terra più del paradiso 2008, Einaudi
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