L’universo non ha un centro, ma per abbracciarsi si fa cosí: ci si avvicina lentamente eppure senza motivo apparente, poi allargando le braccia, si mostra il disarmo delle ali, e infine si svanisce, insieme, nello spazio di carità tra te e l’altro.
Nuotando in direzione contraria, ho perduto i miei versi dispersi nell’incolmabile spazio che avanza. Diafano il tuo sguardo, ha percorso il tempo a ritroso abbracciando una nuova solitudine.
Leggimi tra le righe anche quando la pagina è bianca Raccontami una storia a lieto fine fammi sentire di nuovo bambina dimmi che non è mai stata scritta poesia più bella di me.
Leggimi tra le righe anche quando la pagina è bianca Raccontami una storia a lieto fine fammi sentire di nuovo bambina dimmi che non è mai stata scritta poesia più bella di me.
Un giorno mi dirai che è stato bello incontrarsi la neve si scioglierà e potremo amarci in questo angolo di cielo che resiste le parole si faranno sottili avranno il sapore di un caffè di domenica basterà guardarsi in quell’attimo eterno per capire chi siamo.
L’universo non ha un centro, ma per abbracciarsi si fa cosí: ci si avvicina lentamente eppure senza motivo apparente, poi allargando le braccia, si mostra il disarmo delle ali, e infine si svanisce, insieme, nello spazio di carità tra te e l’altro
Dunque, per ascoltare avvicina all’orecchio la conchiglia della mano che ti trasmetta le linee sonore del passato, le morbide voci e quelle ghiacciate, e la colonna audace del futuro, fino alla sabbia lenta del presente, allora prediligi il silenzio che segue la nota e la rende sconosciuta e lesta nello sfuggire ogni via domestica del senso. Accosta all’orecchio il vuoto fecondo della mano, vuoto con vuoto. Ripiega i pensieri fino a riceverle in pieno petto risonante le parole in boccio. Per ascoltare bisogna aver fame e anche sete, sete che sia tutt’uno col deserto, fame che è pezzetto di pane in tasca e briciole per chiamare i voli, perché è in volo che arriva il senso e non rifacendo il cammino a ritroso, visto che il sentiero, anche quando è il medesimo, non è mai lo stesso dell’andata. Dunque, abbraccia le parole come fanno le rondini col cielo, tuffandosi, aperte all’infinito, abisso del senso.
Apro e chiudo introduzioni e svolte quelli che entrano non usciranno uguali: telefonate malattie morti amori fanno di loro eroi d’interni. Un cuore a orologeria io sono, non visto e ovvio separo e unisco la scienza delle porte.