Le tue labbra la mia nuca

Chiara Moimas

 

Chiara Moimas

 

le tue labbra la mia nuca
e il tuo respiro sento sul mio collo
non creder che lo voglia e che t’induca
a perdere l’aplomb ed il controllo
il bottoncino sfili dalla buca
e scivola la mano nello scollo
dubbio non c’è oramai che mi seduca
il modo tuo di far ed io tracollo.
Sulle mie labbra posi il tuo sorriso
mi stringi forte tanto da far male
del tuo calore il corpo mio s’è intriso
sulle mie guance lacrime di sale.
Dolce dolore mi pervade il viso
di quel ch’è attorno niente più mi cale.

Dall’acqua emergo

Chiara Moimas

 

Chiara Moimas

 

Dall’acqua emergo quasi un’afrodite
e sulla sabbia calda mi distendo
gocce salate scorrono impunite
al loro refrigerio già mi arrendo,

la lingua tua le trova, intimorite,
ma inerme sono e più non le difendo
dal cavo delle cosce già inghiottite
vanno spegnendo il rogo ed io m’accendo.

Insegui il sale e il mio piacere trovi
che stride come sabbia tra i tuoi denti
la sete non si placa in mezzo ai rovi

ma spegnerla si può tra le sorgenti.
E sgorgano ruscelli freschi e nuovi
che placano il tuo ardor tra le correnti.

Desolato abbandono

Chiara Moimas

 

Chiara Moimas

 

Desolato abbandono
di vergine foresta
selvaggia ed impetuosa
sfila tra le mie cosce
prende l’essenza di me
che fuggo
dal laccio della ragione
-orgia fantastica
orgasmo irreale
annienta la freddezza
di un pensiero-.

Fiumi tumultuosi
cascate sferzanti
scorrono sul mio seno
e spaccano il dolore
-lapilli infinitesimali
rimangono
non riconducibili
alla coscienza-.

Può godere il mio corpo
se l’iride si cela
alla luce che ferisce
e vomita immagini
depredate.
Vergine ritorna
ma già questo sogno
ne squarcia il candore.

Immergi le tue mani nel mio lago

Chiara Moimas

 

Chiara Moimas

 

Immergi le tue mani nel mio lago
nuota dentro di me col tuo sapere
vergine sto lottando col tuo drago
non lo vorrei ma grido di piacere.

Veleggia sino a che ti senti pago
quello che vuoi da me tu puoi avere
nei desideri più nascosti indago
immolo la purezza sul braciere.

Quando s’arena stanca la feluca
i fianchi ti riparano dai venti
al tuo volere chino la mia nuca

dolci parole invoco ma non senti.
Non c’è oramai sussurro che t’induca
alla pietà dei gravi miei tormenti.

Le sei le settele otto le nove

Chiara Moimas

 

Chiara Moimas

 

Le sei le sette le otto le nove
le ore passano e fuori piove
io qui distesa sul mio divano
ti aspetto e scivola lenta la mano

che in preda al gioco di tentazioni
smuove l’ostacolo dei pantaloni
e trova un lembo di pizzo nero
difesa debole scudo leggero.

L’umida preda la mano cattura
la lunga lotta si farà dura
oramai è passata quasi un’ora

ma non è stanca ne vuole ancora.
La chiave nella toppa si rigira
entri, mi vedi e un pensiero ti attira

Accosta ti prego

Chiara Moimas

 

Chiara Moimas

 

Accosta, ti prego, rallenta e frena
qui dove inizia del bosco la strada
fuori la notte è calma e serena
voglio giocare con la tua spada

già il cuore balza già si dimena
e prima ancora che tutto accada
questo sedile si fa calda rena
e come una duna lento digrada.

Non è del vento la voce che senti
è il mio respiro che si fa affanno
non è la luce di stelle cadenti

sono le lacrime calde che vanno
e mentre temi che il morso si allenti
di sale amaro ti nutriranno.

A Bruno Giordano

Valentino Zeichen

 

Valentino Zeichen

 

Un remoto LAZIO-JUVENTUS; tre a zero
esplode l’anonimo urlo di trionfo,
sì; ma chi ha recapitato al presente
il nome di quel gladiatore: Bruno Giordano
che si distinse durante i giochi
per l’incoronazione dei titoli di Augusto;
con quale punteggio sconfisse le fiere zebrate
se l’ovazione riservatagli dalla folla
superò i cento decibel, sopravanzando
quella resa di consueto all’imperatore?

Follia

Valentino Zeichen

 

Valentino Zeichen

 

Dopo la guerra, gli alleati
tacciarono di follia i nazisti
e questi gradirono infinitamente,
non trovando niente di meglio
che interpretare il ruolo di pazienti.
Se il nazismo era stato una malattia,
pensarono che sarebbe stato ovvio guarirne
con l’assistenza psicoanalitica
delle benevole democrazie borghesi.

Nizza

Valentino Zeichen

 

Valentino Zeichen

 

Presumibilmente,
sembro un poeta di elevata rappresentanza
sebbene la mia insufficienza cardiaca
ha per virtù medica il libro «cuore».
Abito appena sopra il livello del mare
mentre la salute, la purezza, la ricchezza
e gli sport invernali
stazionano oltre i mille metri.
Perciò mi ossigeno respirando l’aria
dei paradisi alpini
così arditamente fotografati
dagli scalatori sociali
nonostante la pericolosità dei dislivelli.