le tue labbra la mia nuca e il tuo respiro sento sul mio collo non creder che lo voglia e che t’induca a perdere l’aplomb ed il controllo il bottoncino sfili dalla buca e scivola la mano nello scollo dubbio non c’è oramai che mi seduca il modo tuo di far ed io tracollo. Sulle mie labbra posi il tuo sorriso mi stringi forte tanto da far male del tuo calore il corpo mio s’è intriso sulle mie guance lacrime di sale. Dolce dolore mi pervade il viso di quel ch’è attorno niente più mi cale.
Desolato abbandono di vergine foresta selvaggia ed impetuosa sfila tra le mie cosce prende l’essenza di me che fuggo dal laccio della ragione -orgia fantastica orgasmo irreale annienta la freddezza di un pensiero-.
Fiumi tumultuosi cascate sferzanti scorrono sul mio seno e spaccano il dolore -lapilli infinitesimali rimangono non riconducibili alla coscienza-.
Può godere il mio corpo se l’iride si cela alla luce che ferisce e vomita immagini depredate. Vergine ritorna ma già questo sogno ne squarcia il candore.
Un remoto LAZIO-JUVENTUS; tre a zero esplode l’anonimo urlo di trionfo, sì; ma chi ha recapitato al presente il nome di quel gladiatore: Bruno Giordano che si distinse durante i giochi per l’incoronazione dei titoli di Augusto; con quale punteggio sconfisse le fiere zebrate se l’ovazione riservatagli dalla folla superò i cento decibel, sopravanzando quella resa di consueto all’imperatore?
Come la spia rossa che si accende sul cruscotto e segnala al conducente, che la benzina è alla fine, così, anche il sentimento che nutrivo per te è ormai in riserva.
Dopo la guerra, gli alleati tacciarono di follia i nazisti e questi gradirono infinitamente, non trovando niente di meglio che interpretare il ruolo di pazienti. Se il nazismo era stato una malattia, pensarono che sarebbe stato ovvio guarirne con l’assistenza psicoanalitica delle benevole democrazie borghesi.
Presumibilmente, sembro un poeta di elevata rappresentanza sebbene la mia insufficienza cardiaca ha per virtù medica il libro «cuore». Abito appena sopra il livello del mare mentre la salute, la purezza, la ricchezza e gli sport invernali stazionano oltre i mille metri. Perciò mi ossigeno respirando l’aria dei paradisi alpini così arditamente fotografati dagli scalatori sociali nonostante la pericolosità dei dislivelli.
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