Infanzia

Beatrice Niccolai

 

Beatrice Niccolai

 

Per ogni volta che un uomo strappa con forza
da indosso i tessuti di un sogno,
per ogni silenzio ancora nascosto
in un pensiero di voci e odori,
per tutte le pure del buio,
per quella pelle che non si lava mai,
nemmeno sotto la pioggia della stagione di una donna,
per disegni che non raccontano,
per le minacce fatte con una carezza,
per occhi che non giocano più,
per segreti che trattengono anche le nuvole,
per la diffidenza che non si cancella,
per un corpo che trattiene l’infamia della violenza.
Per tutto questo,
e per le notti che disegnano
notti anche nella luce del giorno
io non perdono
chi ha strappato di una bambina
il sogno.

La forza del perdente

Beatrice Niccolai

 

Beatrice Niccolai

 

Ora la collina non è più in fiamme,
il fiume si adagia sui sassi
e il canneto copre il passare dei giorni.
Ora è tempo d ripulire le pietre,
di sentire il profumo delle zolle
e di conservare i segreti della terra.
Radici lontane riaffiorano
con la forza dei ricordi.
La stessa forza del filo d’erba.
La stessa forza del perdente
che non teme la sconfitta.
Il bisogno
ritarda solo la pioggia.
Lo senti urlare in silenzio?
I nostri passi non sono passi.
Sono quello che siamo.
Vento sul canneto
e terra su terra.
Niente di più vero
che del semplice esistere.

Le nostre donne

Beatrice Niccolai

 

Beatrice Niccolai

 

Le nostre donne siamo noi
e tutto quello che ci contiene
ha odore di biancheria lavata a mano
nello scrittoio dei segreti.
Le nostre donne sono girasoli in fiore
nella battaglia dei giorni
e odore di bucato fresco pulito
sempre steso fuori, dopo il calar del sole.
Le nostre donne siamo sodalizio taciuto
sottoscritto con la vita
la tenacia, la dolcezza, gli errori.
Delle nostre donne, io sono l’errante.
Le nostre donne
parliamo lingue diverse
alla stessa tavola
ma nell’inguine mai interrotto di Dio
lavate dalle stesse acque del Giordano-dentro
bagnate ognuna d’un colore diverso,
insieme,
le nostre donne formiamo
una bandiera.

Nel mio golfo di donna

Beatrice Niccolai

 

Beatrice Niccolai

 

Entri dalla mia vita
giorni come fossero linfa di betulla
e lì ti distrai
nel mio golfo di donna
come fossi un giorno di festa.
Cantano nell’aia
le lunghe giornate di primavera
da sempre e per sempre
la fine dei campi
sulla viottola dell’eterno ritorno.
Abito il tuo abbraccio
nel ricordo di futura memoria
con poco più di niente, indosso.
C’è un sole che raccoglie ogni sera
carezze e promesse
fino all’inizio di me,
rosseggiando un antico pudore
disperdendo al vento la femmina e
riesumando dalla polvere
la donna.

Sottovoce

Beatrice Niccolai

 

Beatrice Niccolai

 

Sottovoce ci siamo detti le cose migliori,
ch’è stato come rubare all’anima
quello che la voce mai direbbe.
Sottovoce volano i gesti migliori
e girando,
decantando dal calice delle mani,
sul fondo di quel che rimane,
-riflette nel gioco dei ricordi del cuore-
il nostro volto migliore.

Queste sere

Beatrice Niccolai

 

Beatrice Niccolai

 

Mi concedo al nulla,
girovagando per quei vicoli nascosti
del mio dentro
confondendoti spesso
con il primo pensiero distante.
Arrampicarmi sugli specchi,
dove, nel tuo riflesso,
trovo il mio cedimento
e una sconfitta
preziosa quanto l’acqua.
Tu non lo sai,
quanti morsi dà al cuore
questa sete.

Sulla mietitura del tuo seme

Beatrice Niccolai

 

Beatrice Niccolai

 

Sei l’attimo distante
in cui tutto succede.

D’improvviso
sulla mietitura del tuo seme
torna a piangere
la pioggia d’aprile.

Guardami.
Sono diventata il tuo silenzio
che s’affaccia ogni sera
come in estate
il vento d’autunno.

Piove ancora
e barcolla la tenerezza
in braccio alla luna
quando toglie le tende
col suo fare stanco,

il giorno
che come mai te,
arriva.

Solitudini composte

Beatrice Niccolai

 

Beatrice Niccolai

 

Da qui a sera
avrò tempo per dimenticarti,
o tutto il tempo
per uccidermi in un ricordo.

Da qui a sera,
saranno ore di primavera,
di solitudini composte
come fosse vero che eri e sei
il tempo che non torna.

Un pensiero a forma di te
muove, come fosse vento,
i rami e le foglie.

Starti dentro in eterna distanza,
osservarti andare
mentre io, solo per sopravviverti,

a me,
solo a me,
nel silenzio della pietra
e nel dove dell’acqua

ritorno.

Come le allodole

Beatrice Niccolai

 

Beatrice Niccolai

 

A te si arriva solo dormendo
quando finzione e sogno
tracciano lo sguardo di un bisogno.

Nulla oggi che ti somigli:
scendi dal mio dolore e cerca l’anima
che in te era dentro ai miei giorni,
quel fantasma nato dalla matita spuntata
del vento.

Quando cadono le assenze
è come aspettare il soldato
che non è mai partito per la guerra
e non sai che divisa indossi;

ogni ramo che nel vento fruscia
canta nella tua voce
melodie per non udenti.

In te diventa polvere
tutto quello che non è sparo.
Anche le allodole aspettano
dopo l’inverno

un altro richiamo.

Sempre altrove

Beatrice Niccolai

 

Beatrice Niccolai

 

Annoiato e spoglio
sta nella dimenticanza,
il giorno.

Ho sempre sognato
una bella sedia a dondolo,
di quelle che scricchiolano,
in giunco.

Al di là
della siepe di biancopino
c’è il mio cercarti
ch’è il correre di chi ha mutilate le gambe,
o il parto di un utero sterile.

E’ la dimensione
fuori misura del delirio o del sogno
in cui esisti e prendi forma.

Sai, è passato un altro giorno,
tu non sei mai lì dove ti cerco:

è questo il tuo compito.

Essere sempre altrove
perché io possa per tutta la vita
– senza mai raggiungerti –

continuare a cercarti.