Un giorno ti stancherai di mancarmi, magari sarà una giornata di pioggia un qualunque pomeriggio d’inverno coi piatti ancora sporchi nel lavello. avrai la voglia di farti prendere mi dirai: sono qui amico mio, e baciami forte, tienimi stretta. io lascerò il timore, farò posto sul tavolo, sposterò le bottiglie e i piatti per far posto alle gambe: fammi raccogliere qualche sillaba sotto la tua bocca, come una donna raccoglie il seme caldo del suo amante, fammi lasciare la testa sul ventre, guardalo questo cuore che si è aperto: fino a quando sarò vivo nessuno potrà chiuderlo per nessun motivo.
Togliti le mutande. Ditelo a qualcuno con la dolcezza delle farfalle, l’ostinazione delle formiche. Offri la tua schiena a un corteo di graffi, la tua nuca a una barricata di morsi. Abbi cura che qualcuno venga a molestare la tua noia, la sua indifferenza.
Amare è un impegno da geografi, esploratori che mentre vengono accolti si fanno a loro volta terra da esplorare. Un ginocchio non va mai trascurato e così le dita dei piedi, i polsi la luce delle mani. Non è l’amore che bisogna trovare, ma un uomo o una donna, quella voce, quello sguardo che ti dice di non credere più a niente che non sia sconfinato.
Portami con te in un supermercato,dentro un bar, nel parcheggiodi un ospedale.Spezza con un bacio il filoa cui sto appeso.Portami con te in una strada di campagna,dove abbaiano i cani,vicino a un’officina meccanica,dentro a una profumeria.Portami dove c’è il mondo,non dove c’è la poesia.
Pensa che si muoree che prima di morire tutti hanno dirittoa un attimo di bene.Ascolta con clemenza.Guarda con ammirazione le volpi,le poiane, il vento, il grano.Impara a chinarti su un mendicante,coltiva il tuo rigore e lottafino a rimanere senza fiato.Non limitarti a galleggiare,scendi verso il fondoanche a rischio di annegare.Sorridi di questa umanitàche si aggroviglia su se stessa.Cedi la strada agli alberi.
Il dolore che ti arriva guardalo, lavalo, tienilo con te. Il dolore che tieni non vola via alla cieca, ti fa compagnia. Il dolore serve contro la ruggine, contro le muffe delle abitudini. Ecco, ora tu e il dolore siete contenti di stare assieme: azzurro è il cielo, un signore ti ha detto buongiorno.
Ti chiamavo da una terra lontana, era una telefonata da niente e invece mi sono lentamente sgretolato sotto le tue sillabe e l’isola in cui ero rinchiuso si è dissolta sotto le onde della voce. adesso non posso scrivere, adesso aspetto che mi chiami: ho la punta del cuore che mi trema come una lama, la punta delle mani senza sangue. ho buttato i pantaloni per terra come si butta per terra un giornale, resterò nudo fino a quando non vieni a baciarmi con la tua voce. resto qui, ti aspetto, voglio che mi vedi così, inerme, scomposto, voglio che mi lecchi la punta del cuore, voglio sentirti con la mano che gira sul ventre. prendi la mano che non ha mai toccato nulla, prendila senza sapere se è la mia o la tua, vieni a prendermi senza indugi, vieni a prenderti, sei qui tra le mie braccia.
Mi butto nel cesso appena mi sveglio Lo faccio ormai da molti anni. Quello che porto in giro è l’uomo che non vuole morire il fesso che sbaglia i baci e gli abbracci Ma ora ho un metodo nuovo torno all’antico Primo principio non sapere cosa dico
Porterò tutto l’anno il lutto di stare qui senza vederti. Scriverò i miei versi e starò muto perché è vero che più di tutto ispira ciò che non si è avuto.
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