Trascorro ore di serena entranza nel fiume di un tempo nascosto e mi riposo ogni tanto sui clivi, scherzando con un bambino che emette gridolii inframmezzati da canti induisti. Sei l’erba medica su cui mi rotolavo e ridevo con l’amico robusto che scansava la fatica del contadino. Sei il fieno che un giorno in città scoprii afrodisiaco negli arcaici fumetti pornografici. Sei l’erba dei fossi che l’acqua chiacchierina appena sottende, tutto ciò che intravedo dentro il fumo appena inghiottito, il fumo che non vorremmo mai sprecato. Sei l’erba poetica di un bardo che si vergognava di amare gli uomini. Cara erba marina, era da tempo che non ti tiravo a me, che non spiavo in te una giornata autunnale piena di pioggia e di furore. Plinio Perilli Melodie della terra. Novecento e natura Crocetti Editore 1997
I vostri nomi sono come giganti decapitati che sanguinano di nero oblio: siete le fragili voci l’irriducibile ritmo di bellezza si contorce sotto gli artigli delle vostre penne. I vostri occhi sono candele gemelle che bruciano fiamme di ardente desiderio issate al sommo altare della Poesia. Tutto quanto avete cercato di ottenere vi è sfuggito; avete provato, ma il vostro giorno sta svanendo. Eppure non addoloratevi. Molto di ciò che affascina è un nulla che passa di fronte alla grandezza dell’eternità. È una minuscola ombra la terra che barcolla sull’orlo della morte. La luna è un palpito splendente nel cuore della notte; ed effimere son le stelle nello sguardo lungimirante del Signore. Dunque non addoloratevi se le vostre poesie sono come la fredda tenera erba di una breve estate. Son pochi i veri fiori.
Che dire di questi istanti rimasti Qualcuno, dopo frutta e caffè s’appresta ancora dal balcone a combattere, con i mortaretti, l’elmetto dello champagne e i cuscini come sacchi di sabbia Ma senza trincee si scava solo l’anima dentro, nel profondo dove permane lo stato di guerra Come nubi stiamo andando, traversando crune di questi cieli imperfetti Ciò che rimane da fare: stendersi a letto come se più sangue in testa potesse diluire i pensieri Spegnere la luce del soffitto E accendere il buio Nino Iacovella (Guardiagrele, 1968), da Latitudini delle braccia(deComporre Edizioni, 2013)
Torna a abitarmi la paura nell’isola che mai il vento doma. Sono quel vento… nuvola di turbamento. Tra orme e ombre – segno degli dei – la tela si sfilaccia a larghe trame d’antiche lontananze… S’illivida il pensiero come piuma che si fa barca in mare. Vibra in silenzio e lentamente spare. Mi insegue ovunque la mia terra e punge d’ingombro un sentimento nei boschi e nei declivi di olivi dai contorti fili. Come in un sacro tempio sembra che all’acqua si leghi il cielo. E di bellezza m’assale uno sgomento. (poesia inedita)
Il giorno resta vuoto come appeso al fragile sentiero del pensiero. Il mondo s’è fermato su una foglia vaga di sogni stinta è la corolla. Altro non chiedi del viaggio amaro che rimembrare la melodia di ieri. Non i sorrisi mancano ma gli anni a spalancare impensabili segreti. Nel dubbio che ogni cosa senza forma sia guscio morto di bellezza. (poesia inedita)
In un viavai di indugi e di pensieri liane oscillano della memoria. in ombra taciturne si passano parola e filigrane intessono a una canzone nuova. Quale filo t’incatena nella valle oscura? Eri farfalla d’oro. Brucavi l’erbe in orizzonti estremi-. Io non ricordo questo vuoto appeso non ricordo turbamento e peso. in angoli smarriti la vita trema come rena sparsa. Indecisione estrema come seme d’erba in un cristallo di neve. Da “Un asciugar di tempo” (Noubs 2014)
Più nessuna fronda fa garrula corona alla stagione delle ombre. La levità del tempo ci attraversa la muta cognizione del dolore. Mentre sentiamo scorrere le ore lampi vediamo aprirsi di momenti come se per miracolo la forma intonasse di luce un ritornello. E un mondo s’aprisse di bellezza. (poesia inedita)
Incautamente sulla tua via
in lembi battuti dal vento
dove cactus non nudi del tempo
fioriscono nere scintille,
non lascerò che tu varchi la porta
per inseguire di Alentejo
la scia. Via me n’andrò
tra crocchi di lappole amare
dove l’alba promessa m’attende. (poesia inedita)
Mi dici “bello il tuo costume con la fascia colorata” e io “solo quando soffia il vento”. Due monadi silenti – un grillo e una farfalla bianca – l’una ferma sul lettino l’altra in volo frettoloso verso l’oltre. Felice di ritrovare il mare dell’infanzia – un raggio d’aria in piccola barca su lunghe onde nella nebbia della fine. (poesia inedita)
Nessun cielo di smalto sull’arida sponda. La luna tremula sull’onda. Sento frusciare anemoni di mare nell’alveo verdeazzurro di memorie. Vorrei snodare il grembiule alle maree – scrutare l’abisso dentro un bisso ma l’onda come il tempo resta viandante perso sulla riva. Care sembianze d’acque chiare delle dolci primavere (poesia inedita)
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