Vieni con me! Devi affrettarti però – sette lunghe miglia io faccio ad ogni passo. Dietro il bosco ed il colle aspetta il mio cavallo rosso. Vieni con me! Afferro le redini – vieni con me nel mio castello rosso. Lì crescono alberi blu con mele d’oro, là sogniamo sogni d’argento, che nessun altro può sognare. Là dormono rari piaceri, che nessuno finora ha assaggiato, sotto gli allori baci purpurei – Vieni con me per boschi e colli! tienti forte! Affero le redini, e tremando il mio cavallo ti rapisce.
Sì, lo so: solo il felice È amato. La sua voce È ascoltata con piacere. La sua faccia è bella. L’albero deforme nel cortile È frutto del terreno cattivo, ma Quelli che passano gli danno dello storpio E hanno ragione. Le barche verdi e le vele allegre della baia Io non le vedo. Soprattutto Vedo la rete strappata del pescatore. Perché parlo solo del fatto Che la colona quarantenne cammina in modo curvo? I seni delle ragazze Sono caldi come sempre. Una rima in una mia canzone Mi sembrerebbe quasi una spavalderia. In me si combattono L’entusiasmo per il melo in fiore E il terrore per i discorsi dell’imbianchino. Ma solo il secondo Mi spinge alla scrivania.
Il cielo si porta nel cinto di nuvole La luna ricurva. Sotto la forma di falce Io voglio riposarti in mano. Sempre devo fare come vuole la tempesta, Sono un mare senza riva. Ma poiché tu cerchi le mie conchiglie, Mi si illumina il cuore. Stregato Giace sul mio fondo. Forse il mio cuore è il mondo, Batte – E cerca ancora te – Come ti devo invocare?
Sì, dentro e fuori: per la prima volta, parrebbe, la vita è a posto. è avviata è lubrificata sgangherata è rubata giù in strada equivocata è resa bicicletta ci spiace, non è in prestito. Hertha Müller(Niţchidorf, 1953), daEssere o non essere Ion(Transeuropa, 2012)
Ho scelto te Tra tutte le stelle Sono sveglia – fiore in ascolto Nel fogliame ronzante Le nostre labbra stilleranno miele, Le nostre notti scintillanti sono sbocciate. Al beato splendore del tuo corpo Il mio cuore accende i suoi cieli Dal tuo oro pende ogni mio sogno, Ho scelto te tra tutte le stelle.
Come dicono i pompieri, non prendete mai camere oltre il quinto piano negli hotel di New York: ci sono scale che vanno piú su ma nessuno ci salirebbe. Come dice il “New York Times”, l’ascensore cerca sempre da sé il piano in fiamme e si apre automaticamente e non si chiude piú. Sono questi gli avvisi che dovete dimenticare se volete uscire da voi stessi fino a catapultarvi in cielo. Sono andata spesso oltre il quinto piano salendo a manovella, ma solo una volta andai fino in cima. Sessantesimo piano: cigni e pianticelle piegàti verso la propria tomba. Duecentesimo piano: montagne con la pazienza di un gatto, il silenzio in scarpe da tennis. Cinquecentesimo piano: messaggi e lettere millenari, uccelli da bere, una cucina di nuvole. Seicentesimo piano: le stelle, scheletri in fiamme con le braccia che cantano. E una chiave, una chiave enorme, che apre qualcosa (qualche utile uscio) da qualche parte, lassú.
Anne Sexton L’estrosa abbondanza a cura di Rosaria Lo Russo, Antonello Satta Centanin, Edoardo Zuccato Crocetti Editore 1997
Brucia una stella a festa… Un angelo l’ha accesa per me. Non ho mai visto la nostra santa città nel Signore, Mi chiamava spesso nel sogno del vento. Io sono morta, i miei occhi brillano lontano, Il mio corpo crolla e la mia anima sbocca Nelle lacrime del mio orfanello, Di nuovo seminata nel suo tenero centro.
Discorso di Pascal Gli animali non conoscono ammirazione. La lepre più veloce non ottiene più cibo di quella più lenta, il cavallo vincente sta nella stalla accanto al perdente che condivide la sua lingua. Stupidità o virtù? Virtù.
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