La prima volta mi sono innamorato dello splendore dei tuoi occhi, del tuo riso, della tua gioia di vivere. Adesso amo anche il tuo pianto e la tua paura di vivere e il timore di non farcela nei tuoi occhi. Ma contro la paura ti aiuterò, perché la mia gioia di vivere è ancora lo splendore dei tuoi occhi.
Dove non c’è libertà tu sei la libertà dove non c’è dignità tu sei la dignità dove non c’è calore e vicinanza tra esseri umani tu sei la vicinanza e il calore cuore del mondo insensibile Le tue labbra e la tua lingua sono domande e risposte Tra le tue braccia e nel tuo grembo c’è qualcosa che somiglia alla pace ogni tua forzata partenza anela il ritorno sei l’inizio del futuro cuore di un mondo insensibile. Non sei un concetto di fede nessuna filosofia nessuna regola o proprietà a cui aggrapparsi e puoi sbagliare e dubitare e lasciar correre cuore del mondo insensibile. Chi ha nostalgia di te quando io ho nostalgia di te? Chi ti accarezza quando la mia mano ti cerca? Sono io o sono i resti della mia gioventù? Sono io o sono gli inizi della mia vecchiaia? E’ il mio coraggio di vivere o la mia paura di morire? E perchè la mia nostalgia dovrebbe dirti qualcosa? E che cosa ti dà la mia esperienza che mi ha solo reso triste? E che cosa ti danno le mie poesie in cui dico soltanto come è diventato difficile essere o dare? Eppure brilla nel giardino il sole nel vento prima della pioggia e profuma l’ erba che muore e il ligustro e io ti guardo e la mia mano tastando ti cerca.
La vita sarebbe forse più semplice se io non ti avessi mai incontrata. Meno tristezza ogni volta che dobbiamo separarci meno paura della prossima separazione e di quella che verrà ancora. E anche poco di quella nostalgia impotente che quando non ci sei vuole l’impossibile e subito e fra un istante e che poi, poichè non è possibile, resta turbata e respira a fatica. La vita sarebbe forse più semplice se io non ti avessi mai incontrata, soltanto non sarebbe la mia vita.
Te lasciarti essere te tutta intera Vedere che tu sei tu solo se sei tutto ciò che sei la tenerezza e la furia quel che vuole sottrarsi e quel che vuole aderire Chi ama solo una metà non ti ama a metà ma per nulla ti vuole ritagliare a misura amputare mutilare Lasciarti essere te è difficile o facile? Non dipende da quanta intenzione e saggezza ma da quanto amore e quanta aperta nostalgia di tutto- di tutto quel che tu sei Del calore e del freddo della bontà e della protervia della tua volontà e irritazione di ogni tuo gesto della tua ritrosia incostanza costanza Allora questo lasciarti essere te non è forse così difficile.
Liberarsi con te perché non ci sia mai più bisogno di vergognarsi E dire: “In fondo è tutto qui” Possiamo finalmente fare tu con me io con te tutto quel che vogliamo anche questo in cui vi è molto e che mai abbiamo fatto e mai diremo a nessuno.
Le parole – bambine piccole, molestano, fanno male,
se le accarezzi ridono, poi subito si ostinano,
han fretta di dir tutto, s’imbrogliano, sanno amare,
diventan grido, tacciono, nascostamente svelano.
Le parole – bambine piccole, a volte si ribellano,
sanno dire le lacrime, il riso sanno scrivere.
Agnelle si sacrificano, belve nella passione,
ansiose di dipingere l’intero mondo azzurro.
Le parole – bambine piccole. Flessuosi corpicini
che agguerriti si levano, mettono le ali, volano.
Sognano, si spaventano, si alleano, si separano,
animelle cui è stato dato di avere sempre sete.
Le parole – bambine piccole. Bianco per loro il tempo,
pagine su cui scrivere, vele che il vento gonfia
per fare viaggi nella gioia, far viaggi nel dolore.
L’amore sa trasformare in sacro la tempesta.
Pandelìs Bukalas. Dal Mito alla Storia
a cura di Massimo Cazzulo e Nicola Crocetti
Scarna povertà, fradicia povertà, coi calzoni laceri al cavallo e al ginocchio. Si scalda le mani su cocenti infamie, chiama il destino Lui e Loro e si delizia con cose dai nomi duri: stracci e piedi, cibo e mani – non t’ingozzare, che non ce n’è più! Fradicia povertà, oscena povertà, ronza con spietata fedeltà come legno marcio con accenno di orifizio, umido giornale ficcato nei vuoti dell’artifizio, e ci disgusta fino alla feroce lealtà. Non è mai colpa di quelli che ami: la povertà discende dai cieli. Lascia che balli su sedie, che sfondi la porta, sorge da tutto quello che è venuto prima, e ogni outsider è il nemico – il bastone di Cristo rovesciò tutto questo cavalieri e filosofi rimisero tutto a posto. Oscena povertà, scarna povertà, croste tra le gambe e piaghe tra i capelli una finestra fatta d’aria è pulita, non l’argento sporco di una manica. Bada se ciò faccia bene alla scuola e debba andare e desideri andare: qualcuno, un giorno, dovrà pagare. Raditi con il sapone, corri alla carne, stupisci la nazione, governa l’esercito, aspetti ancora il giorno in cui sarai rispedito dove libri o giocattoli sono rifiuti sul pavimento e nessuno ha il permesso di venire a giocare perché la tua casa si chiama baracca e l’acqua calda sfrigola nel piatto sporco di latta. Traduzione di Roberto Cogo e Graziella Isgrò Poesia n. 181 Marzo 2004 Les Murray. Poesie del vuoto falciato A cura di Paolo Ruffilli
Ed è chiaro che, alla fine, lei è caduta giù dalla luna, non come una snella Cinzia a Delfi, dopotutto non è diciassettenne, ma con la grazia sensuale e l’implacabilità personale di una dea dei nostri tempi; così lui dice a se stesso di notte vedendo il bagliore del sonno di lei nella metà (due-terzi a rigore) del loro letto, il claire de lune della spalla e della fronte dietro le nuvole scure dei capelli. Lui beve il suo vino e ingoia più pillole. Gli uccelli cantano la loro prima mattinata, piccoli cinguettii e frinire di insetti, e fuori la prima luce vela la finestra. Il giorno sarà orribile, nervoso, cupo e pieno di tensione. L’ultima sigaretta, il sorso finale di chardonnay, e si stringe contro il caldo bagliore di lei, pensando a quando dodicenne nuotava nel caldo laghetto oltre gli olmi e gli alberi di noce al limite del prato. Si rigirava come una carpa assonnata tra le ninfee, sotto le libellule e le nuvole roventi dei vecchi giorni d’estate. Traduzione di Fiorenza Mormile
Poesia n. 323 Febbraio 2017 Hayden Carruth. Il primato dell’etica a cura di Fiorenza Mormile
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