Anonimo
Per l’amor di Dio, ti darò un bacio
Smettila di scuotere la mia brocca e bagnarmi il vestito!
Per l’amor di Dio, ti darò un bacio
Smettila di scuotere la mia brocca e bagnarmi il vestito!
Sfortunatamente tu non venisti la scorsa notte/ e il duro posto di legno del letto lo scambiai per un uomo//Abbracciami in una veste suicida/ ma non dire che non voglio baciarti
Se un giorno in esilio la morte deciderà di prendesi il mio corpo
Chi si occuperà della mia sepoltura, chi cucirà il mio sudario?
In un luogo alto sia deposta la mia bara
Così che il vento restituisca alla mia Patria il mio profumo
Che cosa dovrei cantare?
Io, che sono odiata dalla vita.
Non c’è nessuna differenza tra cantare e non cantare.
Perché dovrei parlare di dolcezza?
Quando sento l’amarezza.
L’oppressore si diletta.
Ha battuto la mia bocca.
Non ho un compagno nella vita.
Per chi posso essere dolce?
Non c’è nessuna differenza tra parlare, ridere,
Morire, esistere.
Soltanto io e la mia forzata solitudine
Insieme al dispiacere e alla tristezza.
Sono nata per il nulla.
La mia bocca dovrebbe essere sigillata.
Oh, il mio cuore, lo sapete, è la sorgente.
E il tempo per celebrare.
Cosa dovrei fare con un’ala bloccata?
Che non mi permette di volare.
Sono stata silenziosa troppo a lungo.
Ma non ho dimenticato la melodia,
Perché ogni istante bisbiglio le canzoni del mio cuore
Ricordando a me stessa il giorno in cui romperò la gabbia
Per volare via da questa solitudine
E cantare come una persona malinconica.
Io non sono un debole pioppo
Scosso dal vento
Io sono una donna afgana
E la (mia) sensibilità mi porta a lamentarmi.
Con lo schioppo in spalle
Mi hai accolta
Scarruffato e coperto di stracci
Questo non sei tu
Si era deciso
Che un uomo su un cavallo rosso…
Tu invece mi hai messo in testa
Una corona di boccioli di papavero
Fiori rossi?
E farfalle mezze morte
Sono cadute a terra
Lasciami andare
Mi fai paura
Hai nascoste nelle tasche mine
Che uccidono la gente
Hai buttato il tuo cuore in una buca
I tuoi baci hanno la tua voce
Che mi arriva stanca e roca:
Vieni, andiamo a casa.
Se mi baci
Le tue mine saranno disinnescate
I tuoi fucili
I tuoi papaveri
Il tuo bacio
Diverranno bianche colombe
Con un delicato bocciolo nel loro becco.
A voi, ragazze isolate del secolo
condottiere silenziose, sconosciute alla gente
voi, sulle cui labbra è morto il sorriso,
voi che siete senza voce in un angolo sperduto, piegate in due,
cariche dei ricordi, nascosti nel mucchio dei rimpianti
se tra i ricordi vedete il sorriso
ditelo:
Non avete più voglia di aprire le labbra,
ma magari tra le nostre lacrime e urla
ogni tanto facevate apparire
la parola meno limpida.
Ragazza:
“Fa scivolare la tua mano nel mio reggiseno
e tocca una rossa e matura melagrana di Kandahar”
Ragazzo:
“Ho fatto scivolare la mia mano nel tuo reggiseno,
ma chi verserà le monete nella ciotola del guardiano?”
Sono imprigionata in questo angolo
Piena di malinconia e di dispiacere.
Le mie ali sono chiuse e non posso volare.