Notturno in tram a Berlino

Nâzım Hikmet Ran

Nâzım Hikmet Ran

 

La vecchiaia la solitudine e io
E poi una malinconia tutti
E quattro camminiamo fianco a fianco senza parlarci
Ciascuno cammina solo ma siamo
L’uno a fianco dell’altro
Che cosa non avremmo dato gli uni
E gli altri per non sentire
Il rumore dei passi gli uni degli altri
Dentro di noi abbiamo pietà imprechiamo
Gli uni contro
Gli altri ma ci amiamo perchè non crediamo
Gli uni negli altri
Che cosa non avremmo dato per arrivare
A un incrocio e infilare presto
Quattro strade diverse ma non so
Se uno di noi morisse se
Quelli che restano sarebbero contenti
La vecchiaia la solitudine e io
E poi una malinconia tutti e
Quattro camminiamo fianco a fianco
La notte prendiamo il tram i tram
Che non sappiamo dove vadano
La notte i tram puliti larghi a tre vagoni ci portano in
Qualche luogo con stridori sferragliamenti
A un tratto si levano davanti a noi
Dei muri bruciati e sotto
Il riverbero dei lampioni marciano
Diritti e testardi verso di noi
Delle finestre appaiono davanti a noi
E vengono in folla verso
Di noi schiacciandosi l’una con l’altra
Finestre che non hanno né vetri né  infissi
Che non sono finestre
Delle stanze degli uomini ma finestre del vuoto
Passiamo davanti alle porte senza battenti le porte
Che aprono su nulla
Sui marciapiedi degli uomini con tre punti
Sopra il bracciale aspettano il tram
Sono appoggiati sui loro bastoni
Dalle punte di gomma
Non so se tutti i muti sono anche dei sordi
Ma certo la maggior
Parte dei ciechi sono dei ciechi
Con gli occhi aperti e le luci dei
Tram cadono nei loro occhi aperti ma loro
Non si rendono conto
Che la luce cade nei loro occhi
Vecchie bigliettaie stanche fanno salire
I ciechi sui tram
Donne che mi avete guidato teneramente
Tenendomi per mano
A quasi tutte voi non ho dato che qualche poesia
E forse un po’ di tristezza
Sono grato a voi tutte
Traversiamo le tenebre degli spiazzi vuoti
Dove crescono i ciuffi d’erbacce
I tram traversano le piazze i cui palazzi barocchi
Sono distrutti
E le pietre bruciate spezzate si somigliano
Talmente che la testa
Ci gira e giriamo in tondo
Questa città è tutta bucata perchè ha mandato
I suoi soldati
A distruggere altre città
Ho visto città rase al suolo avevano mandato
I loro soldati a distruggere
Altre città e i soldati delle altre città le avevano
Rase al suolo
Ho visto città che preparavano i loro soldati
Per mandarli
A distruggere altre città ed essere distrutte esse stesse
Dei violinisti salgono in tram con le scatole
Dei violini sotto
Il braccio e i loro lunghi capelli tristi non riescono a
Nascondere la loro calvizie
Questo agosto è forse l’ultimo agosto del mondo
Ha chiesto uno dei
Violinisti alla bigliettaia in una lingua
Che non conosco
Sulle piattaforme dei tram ci sono dei giovani
In collera
Credo ch’essi stessi non sappiano perchè e contro
Chi sono in collera
Che ora sarà adesso all’avana amore mio
Sarà notte o giorno
Le ragazze scendono dai tram
Le loro gambe sono abbastanza ben fatte
Senza fare un gesto seduto dove sono le seguo
E sotto il ponte
Di pietra sento vicinissimo al mio viso il calore
Delle loro bocche e
Volto la testa a una giovane donna che mi tocca
La spalla senza ch’io sappia dov’è
I suoi capelli son paglia d’oro le sue ciglia azzurre
Il suo collo bianco è lungo e rotondo
Alle fermate vecchie donne terribili con cappelli di
Paglia nera traversano le rotaie tenendosi per mano
L’uomo seduto alla mia destra s’è inabissato
Dentro se stesso
S’è perduto dentro se stesso
È così lo so è così che la vecchiaia comincia
Tuttavia non è in mio potere non cadere nelle
Onde tristi
Così comincia la vecchiaia
L’uomo seduto alla mia destra è caduto ancora
Nelle onde tristi
Alla porta del deposito siamo scesi dall’ultimo tram
Rientriamo a piedi
Tutti e quattro
La vecchiaia la solitudine e io e poi una malinconia
Quando arriviamo all’albergo il sole
Comincia a spuntare
Nella nostra stanza apriamo la radio
Parla dei vascelli cosmici.