Matteo Bianchi
Penelope era taciturna – sapete -,
tesseva al telaio e sorrideva dolcemente,
anche prima ch’io andassi in giro
a guerreggiare per il mondo.
Alzava quella volta gli occhi dalla trama
e mi vedeva in viaggio,
perso nei suoi pensieri.
Neanche avessi usato la scusa
delle sigarette:
un pacchetto lungo un’altra vita
incompleta, un ritorno.
Si allontanava con le onde
la notte prima di partire,
un ramo reciso il saluto commosso,
strozzato l’indomani dal contegno;
realizzavo cos’era essere solo.
Non avete idea
di quanto abbia implorato gli dei
dai ponti delle navi assediati dalle stelle,
dalle spiagge coperte e ventose,
persino in mezzo alle armi
sconosciute dei nemici,
che il silenzio caldo di casa
non si estinguesse mai.
Ulisse – mi assillavo -,
ma dove vai?
(con Luigi Malerba)
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Da Un’ombra in due, L’Arca Felice, 2014