Mario De Santis
La città che cammina e invade il suo vento
ci somiglia, è una fabbrica d’aria
i corpi trovano spazio nella folla sfiorata
dai rami del Citísio e l’acqua è un’ombra. Ritrovo
lo sporco del mio nome cancellato sopra i muri
e tutti i nomi che decido di chiamare,
non li conosco: nella sera di lacca
l’unisono di voci dei muezzin ne fanno coro
ed è già dentro quello il mio richiamo,
da dove non sono è dove sento
fiato, fosforescenza.