L’AUTISTICA

Marco Ortenzi

Gennaio ha un grado di meno negli occhi
un semitono nei colori in meno una voce di meno
e gli occhi come stagni di non sai quale stagione
di non sai quale età,
la luce grigia limpida d’inizio d’una serie di cieli
s’allarga nello spazio e diventa una storia
chiama un gloria taciuto a un pomeriggio già tardo
e già scuro, a cespugli
s’espande come acqua pluviale come grazia
della vita sensibile d’un’anima, d’un’anima segreta.
Ora il corpo coincide soltanto in timidissimi sguardi
con gli alti delle fughe del cielo – il corpo, lo sguardo –
con un pensiero impossibile, con una forza immane
di non pensiero ad altezza di nuvole, e l’anima è lì
e in pensieri meccanici, amorosi, fino al centro dei luoghi
serali, al respiro dei luoghi serali, in un giardino grigio.
La fine del silenzio di questa voce inappartenente
è un canto povero per il mondo appena creato
per la vita che insegna le sillabe, l’umiltà della genesi del mondo
e per la voce di questa luce bassa vegetale
del mistero profondo che ora si chiama inverno
e pomeriggio e ottica e flora