Luca Ariano
Certo che quando l’Emilio iniziò
a tradurre versioni dal latino e dal greco,
a memorizzarsi l’atlante storico
non immaginava certo di star lì a ciondolare
in attesa di una telefonata: si vedeva professore
in qualche università a decifrare il mistero
della lingua etrusca, a scavare nel Peloponneso
alla ricerca di nuove civiltà.
S’è alzata la Via Emilia e la tua casa affonda
nella polvere, però val sempre la pena
di vedere cupole e torri struccarsi di rosso
per le luci della sera.
Alla prima ombra davanti al Tardini
dalla pensione quei vecchi se la contano
su come andrà quest’anno il nuovo Parma
e ogni domenica c’è qualche poltroncina vuota
per un colpo di tosse troppo forte.
Tu c’eri quando don Leandro e don Lorenzo
predicavano in un angolo, te li ricordi pregare
anche per te e non sai se è rimasto almeno
un po’ di marmo su un muro per Fausto e Iaio.
Quest’anno non hai visto le risaie gonfiarsi
e stai ancora cercando nell’orto le tue farfalle,
le conti e le riconti ma i colori non tornano.
Luca Ariano (Mortara, 1979), da Contratto a termine (Fara, 2010)