SHAHRAZADE

Liliana Ugolini

 

Rielabora l’ acqua
il ticchiolìo di fronde
che si traspare in ritmo.
Sta nel protrarsi il liquido
silenzio. La brezza innumerevoli
fa foglie, brivida del tepore
un cantolare misto
che suona del sottile.Un trillo
appena sfoca sul ramo
e un movimento accenna sinfonie.
Forse si accende nel freddo
un lucidar di pinne (l’incanto
della trasformazione) e la sirena
si protende fuori d’un bosco,
fuori fine di fiabe, infinitudine
Nell’ arco del mio tempo sono scelta.
Vengo da storie, in ubbidienze senza decisioni,
in accettar. L’ attesa dell’ ignoto, mi stringe
nello stomaco una morsa (un rifiuto) mentre
esser scelta è un onere d’onore. Sopra le porte
le grate d’un dolore come d’ape che nel fiore
si chiuda. Ho solo una punta di curiosità:
vorrei scrutare appena quello sguardo
e le mani di lui. Saper di vena in vena
nelle tempie le pulsioni e indovinare
un mondo delicato, un concerto in fusioni.
C’è un tremito d’ ignoto in questo spazio vuoto
dov’è una sola immagine: la mia.
Come un sacrificale rito, sono giumenta
senza dignità. Resta l’ indugio: m’alzo,
controllo. Le finestre, le tende, un’apertura:
forse la velatura d’ un diritto? Qua se ricopro
un ruolo, son sicura. Un tetto, vesti, il cibo,
forse un figlio, un asilo… Basta un racconto
lungo più di un anno, una corda tenuta
sulla curiosità, una tensione sotto la paura,
una novella, mille, per la staticità.
So di quell’ oltre il muro la caducità,
so d’un saper non acquisito, tutto nuovo
allo scoprir di scelte. Questa mia svolta
è per l’al-di-là, in scivolare fuori dall’antico,
alla soglia di soglie imprevedibili, per la voce
di dentro che sovverte! Questa son io
formata dalla attese, nei tempi del pensiero,
un solitario Zero che comincia a contare
le Sue Storie, forse mille e più di mille,
nella vita di lotta che mi scelgo e così,
conto i passi, dall’ uno, due, tre…
(ogni passo una Mia Storia)
Conto i passi mentre fuggo…
(che al tuo archi/tetto il mio tappeto
ha potere di no!)
Devo la fuga a te
che mi suggelli in guaiti
e lo strappo mi lacera nei plessi.
Assonarmi vorrei al tuo restare,
libera da chance te liberato.
Sulla soglia mi ricade antica
l’incapacità d’ attendere
occlusione al timpano dei suoni…