Ilde Arcelli
Sale ai ginocchi l’erba
maculata dell’inverno
mentre sotto la crosta
già striscia marzo
e l’oscura forza che affatica
la terra: lì crepita il bulbo,
si ramifica in figli
che nasceranno deboli
come quelli umani.
Perduto nei millenni il cielo
— il cielo che ogni cosa
fa piccola quaggiù —
solo la terra ha voce
le sue creature storte
un po’ contuse dentro: eppure
qualcosa canta piano — adesso —
nel cuore che sa