La morte di un uomo

Guido Mazzolini

 

Non posso gioire per la morte di un uomo,
quel corpo riverso, straziato dai colpi
di un giudizio precario e feroce,
quel viso di sangue, le mani forate,
sdraiato, gettato nel fuoco come povero straccio
le orbite vuote di luce che ancora domandano
un solo silenzio bagnato di pena,
è un povero figlio
un volto ingiuriato da un altro,
è bocca socchiusa nel rantolo
che ora racconta un giudizio severo.
Non posso gioire per la morte di un uomo,
egli è una canna spezzata di rabbia
un sibilo muto di vento,
è un grido smembrato il suo corpo
brandelli di carne, fossa di terra
dove hanno infilato le mani
ghignanti aguzzini vestiti di nero
che cambiano forma e divisa,
fantocci di stupide guerre
prevenzione di odio futuro.
Non posso gioire per la morte di un uomo
di un despota sanguinario e rapace
o un santo di luce e dolcezza,
la folla è una bestia perversa
esulta sul sangue versato
si bagna le labbra e le zanne appuntite
danzando su tristi macerie.
Lontano s’addensa il tramonto
e tutto si copre di nubi.
Egli è soltanto una foglia strappata dal ramo
un triste fantoccio sbilenco,
è un Cristo martoriato e trafitto
un interrotto domani,
così mi appartiene quel sangue versato
nero e aggrumato di polvere
quel petto squarciato dall’odio,
lo sento già mio quel grido che innalza
e invoca giustizia al grigio livore del cielo.#