Giuseppe Conte
Ad Yves Bonnefoy
Oso invocarti in questa Europa cieca
sfiancata da calura e siccità
corrosa da diluvi e frane,
continente di cenere e liquami
dove sono sovrani incontestati
Nulla ed Ipermercati.
Oso invocarti e sperare, oh Poesia.
Senza essere né Davide né Salomone
senza possedere né Betsabea né la Sunemita
e senza conoscere il linguaggio
degli sparvieri e delle formiche
io ti invoco, ritorna
ritorna come un maggio
luminoso-selvaggio
e come il primo raggio
soffiante –biancheggiante
dell’alba.
Ritorna, ritorna.
Ritorna foreste, anime, cattedrali.
Ritorna azzurri giardini orientali.
Ritorna , ritorna
Vergine, Venere, Africa.
Non sarai più la stessa
migrerai, muterai
e noi non ti vedremo come non vide
Mosé la Terra Promessa.
Ma ritorna, ritorna, oh Poesia.
Oso invocarti e sperare.
Seduto su una sponda del torrente in secca ad aspettare.
E ancora tra le rovine a cantare.
Nizza, ottobre 2003
Da Ferite e rifioriture, Mondadori 2006