Giovanni Sato
I
Tutto scorre
giovanile luce che non tardi
a mostrare i tuoi fianchi,
tempo è di lasciare
l’intenso tuo sognare
ad altre vertigini
dall’alto di torri segnatempo.
Dove guardare
fra i campi mossi d’effimere
forme il vuoto sparire:
l’inganno è tale
che un bacio d’aria sale
fino a toccare
la girandola dei tuoi
variopinti prismi.
Lascia ora che vada,
un altro tempo mi attende
dall’altra parte del giorno.
II
Sembrava che alla fine
avesse trovato la strada
al solstizio d’estate,
quando il sole si avvicina
e lambisce le labbra degli amanti.
Ma poi d’improvviso
ha cambiato forma
e si è perduta nell’intrico
della città.
Rimane di essa la scia,
e le lancette ferme nel rosso
delle cose perdute.
III
Ora è tornata
febbricitante:
non resiste all’attesa,
non le importa
che le ali siano effimere
e passa da una forma all’altra.
Si tramuta in giochi di colori,
diventa ognuno dei nostri sensi.
Non sa se alla fine
rimarrà qualcosa:
forse un battito
suonerà dalla Torre
domani.
da PERCEZIONI