Giancarlo Baroni
Monsù Ferrè adesso un poco osa
mette le mani alla Cesira ai fianchi
ma subito le toglie: l’Ingegnere
che cosa potrà dire l’Ingegnere?
A lui egli affidato ha la famiglia
e la Cesira è una di famiglia.
Come sarebbe bello farla sua
in mezzo al grano oppure nelle stoppie
o invece tra i filari al grignolino
la bocca dolce col sapor dell’uva
le chiome adesso strette nella treccia
sciolte alle spalle, gli occhi rovesciati
e lui succhia i capezzoli, fa spazio
con la mano nervosa tra le cosce…
È mezzogiorno i bimbi son tornati
tra poco sarà pronto il desinare
ma la Rina non c’è, dov’è la Rina?
E la Cesira già si sente in colpa
per non aver a dovere sorvegliato
presa anche lei da desideri impuri.
Ben altro per la testa, turbamenti
affondati da tempo nel ricordo.
Poi la Rina ritorna, col cestello
colmo di funghi, gli occhi scintillanti.
La Cesira non fiata, non la sgrida:
lingua tagliente e lunga ha la monella!
Ora tutti s’apprestano a mangiare.
Monsù Ferrè con aria indifferente
allunga il piede e poi lo struscia piano
contro il piede di lei sotto la tavola.
Avvampa la Cesira come brace…
da CANTI D’AMORE PER SAN VALENTINO