Giancarlo Baroni
Alzate l’architrave carpentieri
perché rubi dal cielo le comete
per farmene una veste scintillante
o una stola di polvere d’argento
io donna ambigua dal sorriso incerto
che nasconde nell’intimo i pensieri.
Gioco coi verbi, dico e poi disdico
m’arresto per fuggir subito dopo
instabile nel riso e nel lamento.
Alzate l’architrave carpentieri,
lucciola sono di distanze estreme
falena che si nutre all’altrui lume
girando intorno, orbita fallace
d’un desiderio solo.
E non avrò che un cero
dallo stoppino fragile, uno spago
una corda restia a srotolarsi
per farmi donna libera di dire
gli ampi spazi che l’anima promana,
mondi diversi, inusitati suoni…
Alzate l’architrave carpentieri
io non sto dentro ad una sola stanza.